Sabbie bituminose, un documentario e qualche notizia

A proposito dello sfruttamento delle sabbie bituminose per ricavarne petrolio da vaste aree del Canada, con costi ambientali altissimi, segnaliamo questo documentario che dura circa tre quarti d’ora, senza parole, che parla con la durezza delle immagini dello scempio ambientale in corso

https://www.youtube.com/watch?v=9pJdAvW9o5U

ENI e SARAS. L’Italia punta al mercato del petrolio “non convenzionale”?

Minerva Gloria

È atteso per domani l’arrivo della Minerva Gloria, la nave che trasporta sabbie bituminose o olii derivati da sabbie bituminose, proveniente dall’Alberta (Canada) e diretta verso la raffineria Saras di Sarroch. La mega cisterna è salpata il 24 settembre dalla struttura Suncor Oil di Sorel-Tracy, una città del Quebec sud-occidentale, con un carico di 115.873 tonnellate di portata lorda distribuiti su 249 metri di lunghezza. La nave si trova da ieri nel mar Mediterraneo e in queste ore sta costeggiando le coste dell’Africa settentrionale; l’arrivo è previsto per domani pomeriggio alle quattro.

 

Dall’Alberta a Sarroch – La nave conterrebbe un carico di petrolio sottoforma di sabbie bituminose. Caratteristica principale di questo tipo di petrolio è che non si trova allo stato liquido ma si tratta di bitume impastato con sabbia e terra, dalle quali deve essere separarlo attraverso diverse tecniche, alquanto costose, che risultano però convenienti grazie all’aumento del prezzo del petrolio, e per il fatto che quello dell’Alberta risulta essere uno dei giacimenti fra i più grandi al mondo. La Saras ha però smentito, dichiarando che si tratta di comune petrolio, che non richiede una lavorazione diversa dal solito. La possibilità è che il carico in arrivo dal Canada abbia già subito il processo di lavorazione necessario per la separazione del greggio dalla sabbia, ma non esistono ancora notizie certe sulle caratteristiche del greggio in arrivo a Sarroch.

Una risorsa inquinante – L’estrazione di petrolio da sabbie bituminose, nel territorio dell’Alberta, ha provocato gravi danni ambientali che vanno dall’inquinamento delle acque di fiumi e laghi, utilizzate per separare il petrolio dalle sabbie, all’immissione nell’aria di sostanze tossiche (gas serra e metalli pesanti) passando per la distruzione di foreste e zone umide caratteristiche di quell’area geografica.

La Suncor Energy Inc., la compagnia che ha affidato il trasporto delle sabbie bituminose in Sardegna, è la più grande impresa di estrazione petrolifera e di gas di tutto il Canada, e ha già alle spalle diverse sanzioni per danni ambientali, come lo sversamento di sostanze tossiche in diversi fiumi canadesi o l’inquinamento dell’aria con benzene per attività di raffineria, solo per fare alcuni esempi.

La Sardegna, e in particolare la raffineria di Sarroch, è il primo porto di sbarco del petrolio canadese in Europa e rappresenta la destinazione europea voluta dalla la Suncor Energy Inc., desiderosa di ampliare i propri mercati anche al di fuori del Nord America, dove esiste una forte opposizione che ha finora ostacolato la costruzione di un oleodotto che dovrebbe trasportare il greggio dal Canada alla costa statunitense.

 

L’opposizione dell’Italia – La proposta della Commissione è stata osteggiata dal Ministero dell’Ambiente italiano che il 23 febbraio, attraverso i suoi tecnici, ha votato contro la proposta di calcolo della UE. Non solo, durante la votazione i tecnici inviati hanno presentato una controproposta che imporrebbe di scaricare i costi delle attività di calcolo e reporting delle qualità dei carburanti sulla Commissione Europea, invece che sulla catena di produzione della raffinazione e distribuzione del petrolio. La posizione italiana ha rischiato di mandare all’aria l’iter di approvazione della proposta europea, proponendo un sistema che finisce per de-responsabilizzare ulteriormente le compagnie petrolifere, che avevano denunciato la proposta europea perché avrebbe avuto “costi amministrativi sproporzionati”. L’Italia non vuole che vengano chiuse le porte all’utilizzo di petrolio estratto da terreni bituminosi, anche se le controindicazioni sia ambientali che economiche e sociali, sono tante.

La politica dell’ENI – Pare che l’opposizione dell’Italia sia dovuta principalmente a due fattori: il primo che la classificazione dei carburanti voluta dall’UE avrebbe aumentato il prezzo del petrolio “pesante” rispetto a quello tradizionale, e il secondo gli interessi internazionali dell’ENI incentrati proprio sull’estrazione di sabbie bituminose. La società italiana ha già stretto un accordo con il Ministero congolese per sfruttare un’area di 1790 kmq di cui il 50% – 70% foresta tropicale e altri ambienti sensibili della biosfera secondo un documento del 2009 della Divisione esplorazione e produzione della ENI S.p.A. In Sud-America, nell’area dell’Orinoco in Venezuela, l’ENI ha stretto un accordo per la produzione di migliaia di barili al giorno (75000 entro il 2013 ma con la previsione di triplicare la portata) attraverso l’estrazione di petrolio pesante, con un investimento da 7 miliardi. Ma gli affari dell’ENI con le sabbie bituminose sono presenti anche in Canada attraverso la controllata Saipem che ha un contratto per la costruzione di un impianto di estrazione del petrolio dalle sabbie bituminose all’interno del miliardario progetto Horizon Oil Sands.

 

Il mercato del petrolio pesante o “non convenzionale” è forse il tentativo dell’industria petrolifera di allungare il corso di vita di un modello energetico, basato sui combustibili fossili, che, pur senza prove strettamente empiriche, è considerato da decenni prossimo al declino. La Sardegna non è esente da questo nuovo mercato, e da domani il carico della Minerva Gloria sarà sfruttato all’interno della raffineria Saras. Il rischio è che questo tipo di petrolio, definito heavy crude, contenga elevati quantitativi di zolfo, idrogeno solforato e vanadio che nella combustione aumenteranno la quantità di agenti inquinanti sulla zona di Sarroch, con danni sempre maggiori per la salute della popolazione e le attività del settore primario.

 

 

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