In dispensa! La nostra passata di pomodoro

Come già intuito è tempo di provviste per l’inverno, dismessi quindi momentaneamente gli scarponi in luogo di attrezzi vari da cucinieri, ci siamo cimentati, dopo gli zucchini trombetta sott’olio ed il dado, nella preparazione del passato di pomodoro.

Purtroppo la peronospera e la stagione ultrapiovosa hanno ucciso praticamente tutte le nostre piante di pomodoro, ci siamo dunque dovuti appoggiare ai frutti di un’amica, che ha avuto un po più fortuna di noi con le colture.

La preparazione del passato di pomodoro richiede pazienza ed un’attrezzatura minima, ecco come ci siamo organizzati:

– Bottiglie vuote (noi abbiamo utilizzato quelle da birra da 66cl);

– Un pentolone capiente per la passata ed un altro per la sterilizzazione delle bottiglie;

– Vari recipienti per contenere il passato crudo;

– Una passa pomodoro;

– Una tappatrice;

– scatoloni per riporre la passata imbottigliata.

Materiale da orto:

– Poco più di 40 Kg di pomodori;

– Foglie di basilico;

– Peperoncini.

Come abbiamo proceduto:

– Dopo aver lavato i pomodori abbiamo cominciato a sbollentarli un minimo, perché così facendo sarebbe risultata più agevole la fase di separazione fra pelle e polpa.

– Contestualmente abbiamo cominciato a passare i pomodori con l’ausilio della macchinetta apposita,

La passapomodoro

La passapomodoro

che separa la polpa dalle pelli; queste ultime manterranno un certo quantitativo di materiale “buono”, sarà quindi necessario ripassarle almeno un paio di volte.

– Una volta lavorati tutti i pomodori abbiamo posto la passata sul fuoco in un pentolone bello capiente. Ognuno ha i suoi tempi di cottura, c’è chi lascia il passato sul fuoco pochi minuti e chi per più tempo. Noi abbiamo deciso di cuocerlo abbastanza, sia per far ritirare bene l’acqua, che per avere già una passata quasi pronta da consumare “NB: la passata dovrà rimanere sul fuoco vivo fino a che non sarà tutta imbottigliata, questo per evitare contaminazioni e far si che finisca in bottiglia ben calda, il ché aiuterà il sottovuoto”. Contemporaneamente abbiamo cominciato a sterilizzare le bottiglie. E’ importante che i contenitori siano sterilizzati e subito riempiti, sia per evitare la proliferazione batterica che per sfruttare al massimo la dilatazione termica dell’ossigeno, che una volta raffreddato creerà all’interno della bottiglia tappata il sottovuoto.

A questo punto ci si è posto davanti un problema: non avevamo un’altra pentola sufficientemente ampia per bollire “ad immersione” le bottiglie, come procedere, dunque? Semplice, e’ bastato far bollire una pentola d’acqua, nella quale abbiamo inserito due o tre bottiglie per volta che abbiamo riempito con lo stesso liquido in ebollizione. Essendo la temperatura di fusione del vetro molto alta non abbiamo rischiato danni (premurandoci di mantenere comunque sempre uno strato d’acqua sul fondo della pentola) e abbiamo fatto bollire nuovamente l’acqua direttamente nelle bottiglia. Ogni qual volta un contenitore era pronto provvedevamo a svuotarlo nuovamente nella pentola per poi passare all’imbottigliamento.

La fase dell’imbottigliamento:

Come detto la nostra passata era sul fuoco, così come le bottiglie in sterilizzazione.

Il procedimento che abbiamo seguito è molto semplice. Una volta deciso che era giunto il momento abbiamo svuotato la prima bottiglia dall’acqua, inserito al suo interno qualche foglia di basilico (e nelle prime 5 l’aromatizzazione a base di peperoncino) e provveduto al riempimento fin quasi all’orlo della bottiglia, dopodiché altro basilico e prima di passare alla fase di tappatura ci siamo premurati di pulire bene la bocca del contenitore, per evitare che sotto il tappo possa in seguito crearsi muffa. Una volta tappate le bottiglie sono state riposte a testa in giù (si, come benito) dentro uno scatolone, il tutto per 40 volte tonde…e 26,4 litri di passata. Il giorno seguente, con le bottiglie ormai fredde e sottovuoto, le abbiamo rimesse in piedi e stivate al riparo della luce, pronte per essere consumate. Questo è quanto, buone provviste!!

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