Erbe edibili: Ortica

L’Ortica (Urtica dioica) è una pianta con la quale tutti abbiamo almeno una volta avuto a che fare, cresce quasi ovunque fino ai 1800 mt e non penso di dovermi dilungare troppo nella sua descrizione; ha foglie lanceolate, seghettate di un bel verde scuro mentre il retro è più chiaro e peloso…ed eccoci ai famigerati peletti che se “infastiditi” rilasciano una sostanza fortemente urticante, per questo è buon uso utilizzare i guanti quando si ha a che fare con questa pianta, anche se esiste una tecnica efficace per raccogliere ortica a mani nude ovvero quella di prendere il fusto della pianta in basso e scorrere con le dita verso ‘alto nel senso di crescita dei peletti, così facendo non ci urticheranno, il problema vero è che se non ci pungerà la pianta che stiamo raccogliendo con tutta probabilità lo faranno le altre tutte attorno ma insomma, la tecnica c’è e giova segnalarla, in caso di puntura potremo lenire il bruciore utilizzando ad esempio le foglie di piantaggine da strofinare sulla parte interessata come spiegato QUI

In ambiente gli utilizzi che faccio abitualmente dell’ortica sono due, uno alimentare ed uno per realizzare legature.

Uso alimentare: Si raccolgono le giovani foglie tenere, generalmente le cime prima della fioritura e si possono saltare in padella o lessare, così perderanno le proprietà urticanti e saranno un ottimo piatto da sole o utilizzate come condimento per riso o pasta.

L’ortica è ricca di sali minerali tra i quali spiccano il ferro, il potassio, ecc…, vitamina A e C, proteine ed aminoacidi.

L’infuso di foglie può essere utilizzato per curare afte ed affezioni della bocca.

Uso pionieristico: Le radici di ortica sono molto lunghe e resistenti e in caso di bisogno possono essere utilizzate per realizzare legature durature; per raccoglierla dovremo scavare leggermente alla base del fusto della pianta, afferrare la radice ed estrarla dal terreno “seguendola” nel suo percorso che solitamente si dipana pochi cm sotto il livello del terreno, se avremo fortuna riusciremo così a recuperare del cordame naturale. La radice va trattata con cura perché se nell’estrazione dal terreno romperemo la cuticola marrone che avvolge la radice ci troveremo fra le mani la parte interna della suddetta bianca e scivolosa, difficile a questo punto da tirare.

Una volta estratta la nostra radice potremo già utilizzarla ma per renderla più flessibile e meno soggetta a rotture converrà “avvolgerla” su sé stesa (come se rollassimo una sigaretta) con le dita in modo da sfibrarla un po e donargli flessibilità.

Dopo un po che la radice sarà estratta tenderà ad ossidare e diventare marrone, cuticola presente, o meno.

Conviene utilizzare la radice da umida perché così una volta che la legatura comincerà ad asciugare tenderà a serrarsi meglio. Di contro per evitare rotture ogni tanto potrebbe essere utile inumidirla, soprattutto se poi la vorremo recuperare per portarla con noi.

Una volta che la radice avrà perso umidità potrà essere rinvigorita prima dell’uso lasciandola a mollo in acqua per un po.

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