Racconti d’uscite: L’odore del Ginepro

Dalla finestra fa capolino il sole, le previsioni di ieri davano velature e piogge nel pomeriggio e non nego il piacere di vederle disattese; dovrei fare dei lavori al “campeggino”, il campo base dove mi reco spesso a passare del tempo fra letture e sperimentazioni tecniche, nonché dove organizzo molte delle mie attività boschive.

Carico nello zaino amaca, tarp (non si sa mai…), qualche attrezzo, la coperta, l’immancabile libro ed un po’ di riso basmati.

Mi avvio blandamente nell’afa umida che oggi, anche sull’alpe, non lascia scampo, è mattino e già piuttosto caldo, quel caldo asfissiante che lascia presagire acqua.

Imbocco una strada sterrata che passa sopra il paese, pur essendo la stagione già avanzata c’è ancora qualche spontanea utilizzabile per il pranzo: l’immancabile Ortica che raccolgo volentieri, qualche foglia di Alliaria

Coccinella su Alliaria

e poi Piantaggine, germogli di Luppolo, mentre “bruco” un cervo fugge; arrivato nei pressi di un prato dove so esserci della Bistorta ancora raccoglibile noto con disappunto che è appena stato tagliato…raccolgo giusto qualche foglia che si è salvata dal “frullino”.

Mi avvio a prendere la via del bosco vero e proprio e su un ciglio noto dei fiori ancora da sbocciare, di Aglio montano, ne raccolgo un po’ per il soffritto.

Piccolo bulbo d’Aglio montano

Procedo blandamente in salita, la prima parte è sotto il sole ma fortunatamente dura poco ed il tratto di sentiero fa ancora in tempo a regalarmi dell’erba cipollina, che non raccolgo, e dell’origano dal quale rubo qualche fogliolina, prendo anche qualche ottima foglia di Papavero, che amo molto; finalmente prendo passo nel bosco, sotto gli alberi si sta più al fresco, anche se l’afa non risparmia.

Arrivo al campo base e per prima cosa monto amaca e tarp, quest’ultimo bello basso sul retro a difendermi dal vento dominante ed aperto sul davanti, così avrò spazio per cucinare in caso davvero decidesse di piovere.

Il setup dall’alto

Monto la bushbox e vado a reperire legna che raccolgo da un Ginepro secco, profumatissimo, ne approfitto anche per fare due passi, il tempo pare stia virando e ho voglia di sgranchire le ossa.

Tornato al campo è l’ora di preparare pranzo, per prima cosa accendo il fuoco nel fornelletto aiutandomi con della corteccia di Betulla, una volta avviato bene mi dedico al cibo: nella gavetta metto olio ed aglio con un goccetto d’acqua, mentre il soffritto va separo le foglie di Ortica e spezzetto le grandi foglie di Piantaggine e Bistorta che poi aggiungo nel pentolino assieme al Papavero ed il Luppolo e l’alliaria, aggiusto d’acqua.

Il fumo del Ginepro è molto profumato e piacevole, oltretutto è ottimo per tenere lontani gli insetti volanti che sono presenti in buona rappresentanza.

Le formiche esplorano i dintorni del fornello, la legna, i miei scarponi, ho cura di non disturbarle troppo e di non schiacciarle.

La verdura è ora abbastanza tenera, vi aggiungo quindi il basmati, un pochino di sale e l’acqua necessitante alla cottura, il fumo è quasi inebriante e mentre il cibo cuoce leggo qualche pagina del libro che ho con me: “Che fare?” di Cernysevskij.

Il riso cuoce, aggiungo l’origano e l’odore del Ginepro mi chiama, ne taglio un piccolo pezzo con il quale intaglio un cucchiaino le cui forme sono dettate dall’andamento delle venature del legno, mentre lo lavoro il suo profumo mi impregna le dita, ricavo quindi anche qualche listarella da mettere fra i vestiti a casa, dovrebbe funzionare bene contro le tarme e comunque donerà un buon odore ai capi riposti.

Il cibo è pronto, ho fame e mi ustiono come di rito il palato, il sapore è ottimo e mangio velocemente, forse dovevo prepararne di più.

Mentre consumo il pasto comincia a piovere ed una volta mangiato non mi resta che stendermi e riprendere le letture, ho capito che oggi di lavori non se ne parla.

Leggo e sonnecchio per qualche ora, poi appena spiovuto ed appurato che il tempo avrebbe tenuto a sufficienza, smonto il bivacco e, rifatto lo zaino, mi avvio verso casa.

Come capita spesso i programmi di giornata sono stati disattesi ma passare del tempo nei boschi è sempre piacevole e stimolante, penso che tanta gente non sappia cosa si perde standosene in città a rincorrere l’offerta più vantaggiosa e l’aperitivo più di moda e me ne rallegro, è bene che il selvatico non subisca troppe visite da parte dell’animale umano che spesso è un pessimo e maleducato ospite. Giungo a casa appena prima della nuova pioggia che ora picchietta sulle lose del tetto. È quasi ora di cena, i gatti aspettano.

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