Costruzione di un riparo/bivacco utilizzando materiale reperito sul posto

IMG_2230Ci sono molti modi per ripararsi e passare la notte durante un’escursione, dalla tenda al tarp, dalle grotte alle balme, ma sicuramente uno dei metodi più affascinanti e soddisfacenti consiste nel realizzare da sé il proprio bivacco, utilizzando il materiale presente nel luogo dove avremo deciso di fermarci.

Esistono molti tipi di rifugio, sia per quanto riguarda la forma e quindi la funzionalità (QUI trovate un sacco di spunti), sia per i materiali e le tecniche impiegate nella costruzione. Nello specifico vedremo come realizzare un bivacco utilizzando rami e foglie secche.

Ieri mi trovavo ad avere qualche oretta da passare, come si dice, al cazzeggio e ovviamente mi sono infilato in un bel bosco, stimolato dal trovarmi in una zona che non conoscevo. L’idea era di andare a vedere il panorama da un picco roccioso che vedevo a circa 400 mt sopra di me, ho quindi cercato un buon punto di accesso alla selva che si è palesato poco dietro un’antica fontana presente sulla strada; si trattava di una traccia di sentiero ben evidente ma da tempo non battuta, non so se realizzato dall’uomo o dal passaggio di animali.

Uno scorcio del bosco

Uno scorcio del bosco

Dopo essermi inoltrato qualche centinaio di metri lungo un sentiero abbastanza ripido e costeggiante un bel ruscelletto molto estetico però la mia attenzione è stata attirata da quello che aveva l’aria di essere una sorta di cengia ai piedi di un masso. Mi sono quindi spostato alla sinistra della traccia che stavo seguendo e, dopo aver risalito una costa di una cinquantina di metri in effetti mi sono ritrovato su un’ampia cengia pianeggiante ricoperta di foglie, il tutto addossato ad un bel masso…a quel punto l’illuminazione, perché non costruirsi proprio li un riparo dove passare il tempo di attesa per il rientro a casa magari leggendo il libro che avevo nello zaino (Bruno Filippi: “Ho sognato un mondo in fiamme roteante all’infinito” Gratis Edizioni, 2014)? Il picco sarebbe stata storia futura, ora era il momento del bivacco.

L’idea era di costruire una copertura utilizzando solo il materiale che sarei riuscito a reperire nei dintorni della cengia, niente di artificiale, niente legature, solo incastri ed intrecci.

Prima di spiegare il procedimento di realizzazione però vorrei spendere due parole su uno dei requisiti più importanti del nostro riparo: la localizzazione.

Il luogo dove costruire/allestire il bivacco non è cosa scontata, è altresì necessario studiare bene il luogo dove andremo a bivaccare e questo per evitare di passare una pessima nottata e di correre rischi.

– Dovremo evitare di bivaccare sotto piante secche o con rami pericolanti, e questo per ovvi motivi di sicurezza.

– Eviteremo depresse del terreno, situare il bivacco “in buca” vorrebbe dire esporsi al gelo, poichè l’aria gelida tende a scendere in basso ed a “riempire” queste depressioni, oltretutto in caso di pioggia ci troveremmo in una piscina non desiderata.

– Nel caso ci accampassimo vicino ad un torrente faremo ben caso a tutti i segni di eventuali allagamenti. Capita spesso che le piene improvvise orprendano escursionisti sprovveduti, spesso con esiti tragici.

– Non ci sistemeremo né sulle piste degli animali, né dove ci siano segni di permanenza notturna degli stessi.

– Faremo attenzione alla presenza di formicai in terra ed eventuali nidi di processionarie sugli alberi, di tane di animali, ecc…

– La dimensione del riparo sarà adeguata alla nostra permanenza comoda assieme allo zaino, non dev’essere troppo grande sia perché la costruzione richiederebbe troppo tempo, sia perché un ambiente più ristretto eviterà che il calore si disperda troppo durante la notte.

– Terremo il cibo fuori dal nostro rifugio, idem gli avanzi organici, e questo per evitare visite notturne indesiderate da parte di qualche animale. Per preservare le nostre scorte le appenderemo ad un ramo a qualche metro dal campo, abbastanza in alto per scongiurare che qualche cinghiale o cervo facciano banchetto a nostre spese.

– in caso di zona molto secca, nella prospettiva di accendere il fuoco, libereremo quanto più possibile l’area preposta allo stesso da foglie, erba secca e qualsiasi altro possibile veicolo d’incendio (se non si ha esperienza di allestimento del focolare e della sua gestione il fuoco NON VA ASSOLUTAMENTE ACCESO a meno di reale necessità).

– Valuteremo l’esposizione ai venti ed al sole del nostro riparo, così da decidere, se possibile, il lato da coprire e quello ove realizzare l’ingresso della nostra “tana”.

Fatte queste doverose premesse passiamo a vedere come procedere nella realizzazione:

Come detto avevo individuata un’ottima zona per allestire il campo: in piano, riparata su un lato dalla pietra, una cinquantina di metri sopra il ruscelletto, ottimo per reperire acqua.

Il suolo era ricoperto di rami caduti e foglie, non chiedevo niente di meglio. Una volta decisa la posizione del bivacco e l’esposizione dell’entrata ho raccolto un grosso ramo ricurvo che avrei usato come colmo del mio riparo; vista la sua forma ho quindi deciso di realizzare una sorta di nicchia non troppo grande. Dopo aver deciso le misure ho recuperato alcuni rami abbastanza flessibili da essere piegati leggermente ad arco, li ho quindi incastrati fra terreno e ramo di colmo utilizzando come “gancetti” i punti dai quali avevo estirpato i rametti più sottili in modo da realizzare come delle “sbarre”. A questo punto utilizzando altri rami simili li ho intrecciati alle suddette ortogonalmente e alternativamente passando una volta sopra la sbarra e sotto quella successiva. Così facendo mi sono ritrovato con una struttura a porzione di igloo autoportante e piuttosto solida. Il mio reticolato però era ancora a maglie troppo larghe per essere ricoperto,

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ho quindi recuperato alcuni rametti sottili da intrecciare ulteriormente alla mia struttura, in modo da infittire la rete.

A questo punto ho cominciato a ricoprire di foglie la struttura.

Importante:

La realizzazione della copertura non è cosa scontata, se la vogliamo potenzialmente impermeabile e resistente dovremo cominciare ad ammassare foglie a partire dalla base della struttura e così su su fino a coprirla totalmente. In questa maniera l’acqua scorrerà sempre verso lo strato sottostante senza trovare buchi o “sacche” dove infilarsi.

Quando comincerete a ricoprire la struttura non vi impaurite se un po di foglie cadranno dentro, è normale, recupererete poi questo materiale o per finire la copertura o per realizzare il giaciglio, vedrete che via via l’ammasso sarà sempre più compatto e “crescerà”.

Una volta realizzato il primo strato ho poi sistemato sulla copertura alcuni rami e rametti ad intrecciarsi, così da compattare le foglie e ho poi proceduto a realizzare un secondo strato di materiale, sulle quali ho poi appoggiato altri rami, così da compattare ancora e contrastare l’azione del vento che intanto si era alzato.

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Importante:

Le foglie garantiscono un’ottima impermeabilizzazione ed isolamento termico, ma per non avere problemi lo strato dev’essere di almeno 5 cm, sarà quindi necessario recuperarne molte. Per questo consiglio di tenere nello zaino un bel sacco da immondizia industriale, di quelli grandi, così da utilizzarlo per recuperare bei quantitativi di fogliame anche lontano dal nostro campo, nel caso quelle sul posto non fossero sufficienti.

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Una volta realizzata la copertura ho quindi pensato al giaciglio, realizzato sempre con un bello strato di foglie. Per evitare che durante la permanenza si sparpaglino troppo è necessario realizzare una sorta di barriera di contenimento e per fare ciò basta posizionare un paio di rami uno sopra l’altro a delimitare l’area, come si può notare anche dalla prima immagine del post.

Il giaciglio era pronto, ora non restava che preparare l’area per il focolare, che va posizionato davanti all’entrata a distanza di minimo 1 mt per permetterci di entrare ed uscire e per evitare che la nostra copertura “sfumi” grazie ad un guizzo di fiamma.

Essendo in una zona molto secca al fine di evitare possibili incendi ho pulito tutta l’area dove sarebbe sorto il focolare e l’area circostante per circa una cinquantina di cm da dove sarebbe sorto il fuoco.

Una volta preparata l’area ed allestito il fuoco (senza pannello deflettore, visto che la permanenza sarebbe stata breve) il mio rifugio era pronto.

Per realizzare il tutto ci è voluta poco più di un’ora, forse un’ora ed un quarto. Per un rifugio più grande necessitano circa 2 ore, è quindi necessario valutare bene le tempistiche nel caso si decidesse di bivaccare realizzandosi il riparo e questo soprattutto d’inverno, periodo in cui le giornate sono corte ed il sole scende velocemente. Tra lavorare alla luce o con la frontale ce ne corre…In fine, a che pro costruirsi il bivacco? I motivi sono molteplici, intanto imparare certe tecniche può fare la differenza in caso di smarrimento o di emergenza, senza poi contare la soddisfazione di passare del tempo sotto il proprio tetto autocostruito, oltretutto questo tipo di bivacco si inserisce in maniera armonica con l’ambiente circostante…quindi che dire, buoni bivacchi!!

autoscatto pessimo a parte (grazie a Bruno Filippi per averci messo la faccia) dietro la mia figura potete notare l'intreccio dei rami che creano la volta che sorregge le foglie

autoscatto pessimo a parte (grazie a Bruno Filippi per averci messo la faccia) dietro la mia figura potete notare l’intreccio dei rami che creano la volta che sorregge le foglie

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ecco come si presenterebbe il bivacco a chi risalisse verso la cengia

ecco come si presenterebbe il bivacco a chi risalisse verso la cengia

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