Così è, o forse no? Piccola parabola alpina sulla volontà ed altro.

Nel 2016, di questo periodo, ero in Valle Orco, sulla via “Pesce d’Aprile”, poi 2 anni dopo è arrivato il mio “nulla sarà come prima” infatti dopo una caduta scalando slegato (la linea ancora da liberare, l’ho battezzata mischiaossa, che prima o poi libererò…) mi sono polverizzato l’articolazione della caviglia sinistra, la diagnosi fu infausta: al meglio avrei camminato con il bastone e zoppicando, dolori fissi e nessuna speranza di tornare a scalare o anche solo a camminare su un facile sentiero; se mi fossi lasciato convincere dall’incontrovertibile dato ortopedico, che non lasciava scampo, ora sarei a guardare queste foto con tristezza, o forse non riuscirei proprio a guardarle, ma quando non c’è nulla da perdere c’è tanto da guadagnare e allora contro ogni parere, con sacrifici e dolori, sudore ed un piede che non si muoveva (e non si muove) quasi più mi son messo sotto e grazie anche all’aiuto di una brava terapista torinese non solo ora cammino piuttosto bene ma non ho problemi a girare per boschi, si tratti di sentieri tracciati o di piste d’animale nel selvatico, ma sono tornato anche per pareti (per chi se lo chiedesse si, anche e ancora in free solo).

Se ho avuto paura, momenti di scoramento o disperazione? Certo, ma sono serviti da stimolo e non da ostacolo.

Ho dovuto imparare a gestire un piede che è quasi solo un punto d’appoggio, ho dovuto reimpostare la camminata e la postura, devo convivere con dolori quotidiani certe volte piuttosto forti, ho dovuto lavorare (e sto lavorando) su gruppi muscolari in maniera anomala rispetto alla loro comune funzione nella camminata ma…si può fare…tutto ciò per dire che quando ci pongono di fronte a situazioni anche oggettivamente catastrofiche la situazione presentata come unica via possibile potrebbe invece non essere la sola, conviene quindi perseguire i propri obbiettivi (perseguirsi…) così come ci sembrano giusti e sensati, anche di fronte a chi ci additasse come poveri illusi, utopisti, pazzi.

Niente è come prima, ma tutto è come prima, nel senso che in maniera differente sono riuscito a trovare l’equilibrio dato per perso (non da me…). Mai rassegnarsi, mai accodarsi, mai pensare di avere la soluzione in tasca ma non per questo risolversi a non provarci o farsi scoraggiare dalla situazione che, per quanto disperata, può sempre riservare sorprese. Alla fine si potrebbe riassumere tutto con la il motto “Essere è Resistere per esistere”.

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