Dopo anni di onorata compagnia -ed altrettante riparazioni- il mio zaino tedesco ha (per ora) alzato bandiera bianca, si è quindi posta la necessità di sostituirlo con un altro sacco utile per le uscite di giornata o per più giorni nelle stagioni calde; dopo qualche riflessione ho ceduto più all’estetica che ad altro ed ho preso il vecchio zainetto tattico dell’esercito italico, pur conoscendone le criticità riscontrate in numerose recensioni reperite in rete il prezzo basso e l’aspetto assai minimale mi hanno fatto optare per questa scelta, questo è dunque lo zaino che è andato ad affiancarsi al ben più capiente Savotta 339 del quale ho parlato QUI.
Come si presenta.
Iconica forma a parallelepipedo, si dice, ed è verosimile, che la capienza sia circa 27 litri, quindi si tratta di uno zaino piccino. Il tutto è composto di 3 vani, quello principale e due tasche laterali a soffietto.
Frontalmente è assai minimale, ci sono soltanto le fibbie di chiusura della patta del vano principale e nella parte centrale si trova una fettucciona/passante pensata per inserire la pala, ma che è ottimale anche per inserire l’accetta da campo o quanto necessità o fantasia suggeriscano.
Sui lati le due citate tasche a soffietto -regolate da cordini- capienti, coperte da patte chiuse a mezzo velcro.
V’è, nella parte alta posteriore, una maniglia di trasporto in fettuccia.
Gli spallacci sono minimali, dall’imbottitura, chiamiamola così, assai risicata; non v’è schienale imbottito.
L’interno del vano principale, e la relativa patta di chiusura sono “spalmate” -così come le patte delle tasche- per garantirne l’impermeabilità, ma detta spalmatura non riguarda lo schienale, verosimilmente per migliorare la traspirabilità sulla schiena, chissà.
Sul fondo dello zaino, esternamente, sono presenti due fettucce chiudentesi a mezzo anelli a O ed una fettuccia regolabile in tre posizioni che creano varie misure di anelli, chiusi a mezzo bottoni metallici a pressione. Di questa fettuccia non ho compreso l’utilità, né l’ho reperita in rete.
Questo è quanto, nulla di più.
Per quanto riguarda i materiali la lista non è lunga, Canapa per lo zaino, metallo per fibbie, anelli e quant’altro.
Parliamone.
Vano principale
Lo scompartimento primario ha una forma inconsueta a parallelepipedo, inaspettatamente funzionale necessità però di una certa perizia nel carico, sia per sfruttarne a pieno la capienza, sia per evitare eventuali asperità sullo schienale che, essendo senza imbottiture, rischierebbe di essere assai scomodo nel trasporto, la necessità sarà quindi quella di sistemare sul retro del carico materiale piatto e/o morbido, evitando oggetti metallici o con angoli vivi; espletati questi piccoli accorgimenti l’esperienza di trasporto sarà confortevole.
La chiusura del vano è demandata ad una patta spalmata che ne copre precisamente l’apertura, pare che abbiano risparmiato sul tessuto in quanto la stessa garantirà si al contenuto di non fuoriuscire, ma in condizioni di scarso carico potrebbe non garantire totalmente l’isolamento dagli agenti esterni spostandosi e lasciando intercapedini.
All’interno lo zaino è foderato con uno strato impermeabile plastico, soprattutto sul fondo, mentre lo schienale ne è sprovvisto, forse per non limitare troppo la traspirabilità, essendo questo direttamente a contatto con la schiena, certo che questa soluzione ne limita decisamente la funzionalità in caso di pioggia ancor più che di neve.
Tasche laterali
Ampie, comode. Queste tasche a soffietto sono due parallelepipedi assai capienti e, in buona parte, regolabili a mezzo dei cordini posti al loro esterno, non si possono allargare completamente poiché al fondo sono vincolate, ma comunque una volta allentati i legacci guadagneremo molto spazio, in più nei medesimi possiamo inserire materiali da trasportare come ad esempio la scure, dei picchetti, la sega pieghevole o quant’altro e potremmo anche sostituirli con del paracord in modo da avere anche un’eventuale riserva di cordame.
Sul fondo
Sul fondo dello zaino troviamo due fettucce atte a fissare del materiale,sarebbero ottime se se solo fossero più lunghe, con la misura di fabbrica riusciamo ad avvolgervi solo una coperta leggerissima o un poncho, anche solo una decina di cm in più avrebbero reso queste fettucce assai più sfruttabili; ovviamente con dei semplici accorgimenti potremo rendere funzionale questi ancoraggi, io ho proceduto aggiungendo delle fibbie nelle quali passare dei cordini per allungare a piacimento gli anelli di serraggio dei materiali potendovi così stoccare una coperta più spessa, oppure il modulo, finanche della legna da trasportare.
Sistema di trasporto
Lo zaino non prevede una fascia o una fettuccia ventrale, probabilmente perché essendo un sacco da carichi leggeri chi l’ha progettato l’ha ritenuta superflua, inspiegabilmente.
Gli spallacci sono semplici, con un’imbottitura, se così la vogliamo chiamare, assai leggera, sono parecchio stretti, hanno delle maniglie che dovrebbero servire per alleviare il carico sulle spalle durante la marcia impugnandole, ma risultano un po’ alte, le uso quindi per appendere materiale pronto-uso; sono vincolati alla parte alta dello zaino semplicemente con due anelli a D in metallo, non c’è nessuna regolazione di sorta, mentre in basso abbiamo il sistema di regolazione della lunghezza degli spallacci demandata ad un vecchio sistema di chiusura metallico a ghigliottina al cui vertice si trova un generoso moschettone che si andrà ad attaccare allo zaino nei due punti provvisti di anelli a D.
Cosa va, cosa non va, pregi e difetti.
Pregi
Una volta familiarizzato con la forma dei vani, principale e tasche, lo stoccaggio del materiale è assai funzionale, certo c’è da stare attenti -come detto- a non sistemare sul retro, in corrispondenza dello schienale, oggetti metallici o dotati di spigoli, ma rispettato questo dettame la sua forma geometrica permetterà un carico molto performante.
Le fettucce di chiusura della patta principale sono parecchio lunghe
e ciò permette di infilare sotto la stessa molto materiale, si tratti di una coperta, di un modulo o quant’altro, aumentando di fatto la capienza dello zainetto.
Il soffietto delle tasche ne permette una discreta estensione, in più lo stesso potrà essere utilizzato per inserire materiali all’interno della rete che crea, si tratti di una piccola accetta, un coltello, picchetti, ma anche cortecce e materiali naturali.
Le fettucce sotto lo zaino permettono di sistemare attrezzature sospese o di usarle per trasportare piccole quantità di legna.
Il passante -ricavato con una generosa fettuccia- posto sul fronte dello zaino permette di inserirvi una pala, l’accetta e quant’altro, ma anche di usarla come ancoraggio per cordino così da creare, con le fettucce sotto lo zaino, una sorta di “basto” aggiuntivo caricabile con un discreto volume di materiale o può essere utilizzata come attacco per una tasca esterna, io per esempio vi appendo, ogni tanto, il mio tascapane, del quale ho parlato sovente ma più nello specifico QUI.
La minimalità dello zaino e vieppiù la sua forma e le sue dimensioni lo rendono assai pratico al fine di muoversi in un ambiente impervio, difficilmente si attaccherà a rami o rovi e se lo facesse lo spessore e la qualità della tela non ci creeranno particolari remore nel liberarci strattonando con vigoria.
L’ultimo pregio riscontrabile è comune a tutti o quasi gli zaini in tela, si tratta della facile riparabilità e della semplicità nel poter apportare modifiche alla struttura bastando per far ciò d’esser muniti d’ago, filo e necessaria manualità.
La sua forma -ancora- lo rende molto comodo se si indossa un poncho, in più è molto ben bilanciato e durante i passaggi gravosi non sbilancia il corpo all’indietro, nemmeno con la tasca aggiuntiva appesa al fettuccione.
Difetti
Mantenendo la scansione utilizzata per i pregi partiamo dai vani; come detto lo spazio principale ha una forma a parallelepipedo che, a causa della mancanza di schienale rigido, va caricato con perizia, pena un’esperienza di trasporto non proprio confortevole con il carico che preme sulla schiena e/o non fa stare nella giusta posa il sacco. Con lo zaino a mezzo carico il contenuto sarà più complicato da sistemare mantenendo la necessaria comodità di trasporto. Il vano è un “buco”, non c’è nessun tipo di chiusura oltre la patta se non una “linguetta” di stoffa occhiellata posta sullo schienale mentre tutt’attorno al “buco” corrono altri occhielli che, in qualche misura, ausiliati da un cordino, possono funzionate in minima misura come coulisse aiutando a fissare meglio il carico, ma nemmeno troppo, meglio usare il sistema per fissare sopra il vano del carico aggiuntivo.
Il vano, come sopra scritto, è chiuso da una patta appena sufficiente a coprirne la superficie che se si allentassero le fettucce di chiusura lascerebbe esposto, almeno in parte, il contenuto dello zaino.
Riguardo le tasche laterali mi perplime solamente la chiusura demandata solamente a due velcri che con il tempo potrebbero perdere la loro capacità grippante, cosa che accade normalmente, richiedendo quindi una sostituzione.
Le cinghie sotto lo zaino sono un’ottima idea ma sviluppata in parte, sono assai corte il che rende difficile usarle se non per appendere un poncho o il parka, è necessario quindi allungarle utilizzando un cordino o una fettuccia supplettiva; personalmente ho applicato alle fettucce in dotazione due passanti metallici nei quali posso inserire o del paracord o una particolare estensione che ho realizzato utilizzando la patta di chiusura di un vecchio zaino che ho modificato ad uopo.
Tutti quelli sopra descritti sono difetti più o meno importanti, come sempre ho cercato il canonico pelo nell’uovo (anche se non consumo uova), ma è giunto il momento di descrivere quello che considero l’unico grande difetto di questo zaino, ovvero il sistema di trasporto, che assume tutta una serie di criticità notevoli.
In primis la lunghezza degli spallacci totut court, davvero risicata, tanto che molti utilizzatori di questo zainetto tendono a sostituirli con quelli dello zaino ALICE; anche regolato al massimo dell’estensione delle fettucce il sacco potrebbe risultare assai scomodo per chi avesse una corporatura robusta, vieppiù in inverno o nelle giornate fredde, quindi con più strati di vestiario indosso. Io che ho una corporatura che definirei minuta riesco ad indossarlo con moderata comodità solo allentando completamente il sistema e mi chiedo come possa essere indossato da qualcuno più grosso.
L’imbottitura degli spallacci, che già di per se sono larghi circa 4cm, quindi non molto, è misera, solo pochi millimetri, con il risultato che con un carico importante questi tenderanno a “segare”, soprattutto all’altezza delle ascelle. Ad onor del vero dopo mesi di utilizzo mi sono abituato e comincio a sentire fastidi solo dopo un quattro o cinque ore di trasporto ma è fuori di dubbio che la progettazione di questi spallacci sia al limite dell’insensato.
Il blocco della misura è demandato, come per la patta del vano, a delle generose fibbie a ghigliottina, che funzionano bene sotto tensione non mollando mai la misura, ma che una volta sfilato lo zaino perdono ogni capacità di tenuta allentandosi o sfilandosi addirittura (questo vale anche per la chiusura del vano principale), per questo ho sviluppato un particolare accorgimento per evitare di dover sempre reinfilare le fettucce a loro posto.
Gli attacchi bassi degli spallacci sono inspiegabilmente ortogonali rispetto alla linea verticale dello zaino, il che crea tensioni anomale proprio in due dei punti più gravati di sforzo con lo zaino a pieno carico, a poco vale la presenza di due rivetti per lato che, con carichi pesanti, rischieranno di saltare tranquillamente com’è successo a me; fortunatamente le cuciture degli attacchi sono robuste e generose quindi non c’è il rischio che uno spallaccio si stacchi, ma questo tipo di inserto a 90 gradi crea altri problemi che andrò testé a discutere, non prima di far notare che usando un angolo a 45 gradi rispetto la direttrice verticale del sacco ciò avrebbe risolto di molto il movimento torcente degli ancoraggi rendendo il porto dello zaino più confortevole e minando in minore misura la struttura generale.
L’ultimo difetto, anche questo, non è da poco: le cuciture.
Se nei punti di stress come gli spallacci sono resistenti e realizzate con un filo consono, l’assemblaggio della botte del sacco è demandata ad una cucitura semplice realizzata con un filo di cotone standard -come si può vedere bene nella foto appena sopra- al quale è demandato il compito di tenere assieme due strati di tessuto più quello interno plastico; il tipo di assemblaggio richiederebbe un filo più generoso ed a poco serve l’esile fettuccia messa a rinforzo dei profili del sacco, soprattutto in corrispondenza degli attacchi bassi degli spallacci, che per via della citata angolazione portano ad una grossa sollecitazione delle cuciture che seppur rinforzate con dei piccoli rivetti patiranno i grossi carichi, per i quali magari questo sacco non è pensato ma insomma, visto l’ambito di utilizzo per il quale nasce mi sarei aspettato qualcosa di più.
Nel mio caso specifico -io carico gli zaini discretamente, sempre- rivetti e cuciture son saltate e lo zaino si stava aprendo, ho rimediato, e questo è il bello degli zaini in tela, ricucendo tutto con uno spesso filo di cotone ed un ago da pellami, visto che dovevo bucare anche la spalmatura, fatto ciò lo zaino è tornato funzionale; il danno potrebbe essere dovuto soltanto ad un difetto del mio lotto, ma comunque sia le cuciture o meglio, i materiali da cucitura utilizzati mi sembrano non troppo adeguati.
Considerazioni finali
Pesando i pregi ed i difetti di questo zaino si potrebbe dedurre che la mia esperienza sia assolutamente negativa, ma invece come si conviene ad ogni storia ecco il coup de théâtre: adoro questo zaino.
Pur avendo una miriade di difetti questo sacco, se lo si impara a conoscere, riserverà insperate soddisfazioni imperocché si comporta assai bene in ambiti boschivi angusti dove passare sotto alberi caduti o arbusti, districarsi fra i rovi o scivolare in intercapedini rocciose è la norma, inoltre se caricato sagacemente il contenuto creerà con il sacco -grazie al suo spesso tessuto ed alla sua forma- un tutt’uno che non sbilancerà mai il portatore, certo che una fascia ventrale lo avrebbe reso assai più performante, ma anche senza l’esperienza di utilizzo non risulterà troppo penalizzata (ma la fascia arriverà…), l’ho usato con costrutto anche risalendo tratti di terra e roccia quasi verticali dovendo quindi scalare e devo dire che si è comportato decisamente meglio di quanto sospettassi, gli spallacci che generalmente non sono comodissimi nella zona delle ascelle non hanno dato problemi.
Il neo principale per questo zaino rimane appunto il sistema di trasporto, gli spallacci sono corti, sottili, poco spessi, inadatti a carichi di media/alta portata e inutilizzabili o quasi da chi avesse una corporatura robusta.
Nel complesso, tornando al carico, lo zaino pare più capiente di quello che è in realtà, a patto, lo ribadisco, di caricarlo con perizia.
Cosa non secondaria, per me, è il suo aspetto minimale, mi piace assai.
Come tutti gli zaini in tela ha il pregio della facile riparabilità e quello altrettanto utile della possibile modificabilità; ho già approntato un miglioramento del sistema di fettucce da trasporto, del quale parlerò più avanti in un articoletto dedicato, ed ho tutta una serie di idee che spero di sviluppare per migliorare ulteriormente questo zainetto tattico trasformandolo in un vero e proprio zaino per le attività boschive, sia ludiche, che di utilità giornaliera perché rammento sempre che abitando in montagna tutto quello che presento, o quasi, fa parte dei miei strumenti di vita quotidiana.
Ma quindi questo zaino, lo consiglio o meno? Dipende…dipende da cosa si cerca e dalle abitudini che si hanno.
È consigliato a chi ha già familiarità con sacchi di vecchia concezione mentre potrebbe risultare assai scomodo, al limite dell’inutilizzabile, a chi fosse abituato solo all’uso di zaini tecnologicamente più avanzati.
Sarà un sacco ottimo per chi cerca un aspetto più retrò o un progetto di personalizzazione che parta già da una buona base, al contrario non incontrerà i favori di chi cercasse uno zaino comodo, fatto e finito.
Verso la chiusura, qualche dato tecnico
Lo zaino è in tessuto spesso di Canapa, parzialmente spalmato all’interno.
Misure: Altezza 38cm, larghezza 36cm, spessore 20cm per una capacità di circa 27 litri.
Chiusura a mezzo fibbie metalliche.
Prezzo: dai 25 ai 50 euro, a seconda che ci si rivolga alla rete o ai mercatini, nei quali ogni tanto ancora compare.
Siamo giunti alla fine del viaggio, ma prima di concludere voglio aggiungere che gli argomenti riguardo questo zaino non si esauriranno con questo articolo che vuol essere solo un incipit, seppur assai verboso, di un progetto di modifica in parte già iniziato e che nella mia idea dovrebbe portare alla creazione del mio zaino ideale, o che alla mia idealità si avvicini quanto più possibile. Già a breve ne riparleremo…a presto e buoni boschi.