Compendio: i 5 nodi (più uno ed una legatura) necessari nell’allestimento del (mio) bivacco.

Il mio interesse per i nodi è nato da piccolo intorno al ‘88 od ‘89, quando dopo che mi fu regalato il manuale “Guida ai nodi” di Mario Bigon e Guido Regazzoni -che conservo tutt’ora- mi sono messo a sperimentarne realizzazione ed uso. Negli anni poi la pratica della scalata e dell’escursionismo hanno moltiplicato l’interesse ed affinato la mia dimestichezza con l’argomento.

I nodi, spesso, sono croce e delizia dei frequentatori del selvatico, tanto utili in mille frangenti quanto forieri della nomea di essere complicati da realizzare e soprattutto da tenere a memoria; capita sovente di vedere realizzare nodi approssimativi -quando non sicuri- in giro per boschi e monti, senza parlare poi delle legature.

L’acquisto di manuali -per quanto ben realizzati- dedicati non migliora la confusione intorno all’argomento, di nodi ne esistono una miriade e ne vengono inventati ancora molti e questo spesso scoraggia chi approccia al tema facendolo sovente desistere, nella convinzione di non aver il tempo necessario ad imparare e sperimentare decine e decine di nodi differenti.

La questione andrebbe però affrontata da una prospettiva differente perché se è vero che di nodi ne esistono una miriade, è altresì una realtà che molti di essi abbiano usi e funzionalità simili se non identiche, nonché -in alcuni casi- branche d’utilizzo piuttosto specifiche: facendo una cernita sensata dei nodi da conoscere, in base alle loro funzioni ed alle nostre esigenze, che sono legate al tipo d’uscite cui generalmente ci dedichiamo, noteremo come il ventaglio di nodi da padroneggiare si restringerà non poco e tempo e pratica contribuiranno a contrarre ulteriormente il campo.

Mi sono reso conto -ad esempio- che nella maggior parte dei casi quando mi trovo ad allestire un campo provvisorio, piuttosto che uno di più giorni, i nodi che utilizzo si possono contare praticamente sulle dita di una mano; con 5/6 nodi quindi posso tranquillamente assolvere tutte le necessità di allestimento del bivacco, si tratti di fissare un cordino di colmo per il tarp e fissare lo stesso piuttosto che appendere lo zaino o il cibo o sospendere l’amaca: teoricamente 5 nodi padroneggiati a dovere possono essere più che sufficienti a garantirsi una buona esperienza di preparazione del bivacco e permanenza in ambiente.

In questa sede non tratteremo di DPI (dispositivi di protezione individuale) dei quali parleremo in un quaderno dedicato.

I 5 nodi da bivacco (più uno ed una legatura).

Ambiti d’uso:

Ancoraggio e tensionamento. Tutto, nell’allestimento del campo, ruota attorno a queste due funzionalità, vediamo i nodi utili per ognuna delle due categorie.

Ancoraggio.

Generalmente utilizzo tre tipi di nodi d’ancoraggio e la scelta andrà a ricadere sull’uno piuttosto che sull’altro in base al tipo di funzione cui sarà dedicato il nodo.

– Barcaiolo.

– Evenki o nodo siberiano.

– Galera.

Barcaiolo: nodo d’ancoraggio molto sicuro, tanto da essere utilizzato anche in arrampicata/alpinismo per assicurarsi in sosta; molto semplice da realizzare essendo altrettanto facile da “equalizzare” (regolare la lunghezza dei due rami del nostro cordino) e da sciogliere lo utilizzo in quegli ambiti necessitanti di un ancoraggio saldo e che non rischi accidentali scioglimenti come ad esempio la sospensione dell’amaca il cui corretto tensionamento è tra l’altro facilitato dalla semplicità di equalizzazione del barcaiolo piuttosto che l’inizio o la chiusura di una legatura o la sospensione di oggetti intorno ai quali capita di lavorare sovente come potrebbe essere il nostro zaino: utilizzare un nodo ganciato come l’Evenchi là dove ci troviamo spesso a “trafficare” potrebbe dare adito a scioglimenti accidentali con risultati tra il comico ed il disastroso.

Il barcaiolo ha il pregio di mantenersi saldo anche in assenza di tensione del cordame.

Per la realizzazione del Barcaiolo vedi QUI.

Evenchi: nodo d’ancoraggio a rapido rilascio, scorsoio, semplice da realizzare. La ganciatura lo rende molto semplice da sciogliere anche se sottoposto a forte trazione il che lo rende utile ad esempio come uno dei due punti d’ancoraggio per il cordino di colmo del tarp o come ancoraggio alto nella sospensione dello zaino.

Il nodo è sicuro ma tende a scorrere un po in fase di assuccamento quindi nella realizzazione dovremo tener conto di questo fattore.

La caratteristica del rapido rilascio è comoda, come detto, ma è un fattore di rischio scioglimento che possiamo si scongiurare agilmente inserendo nell’asola della ganciatura una caviglia (legnetto) ma comunque consiglio di non utilizzare questo nodo in ambiti potenzialmente rischiosi. Mai appendersi/assicurarsi con questo tipo di nodo o similari.

Per la realizzazione dell’Evenchi vedi QUI e QUI.

Galera: di semplice realizzazione è utilizzabile per ancorare cordame attorno ad un perno, è difficilmente equalizzabile e può allentarsi se non sottoposto a forte trazione ma ha il pregio di essere facilmente scioglibile anche in condizione di corda bagnata, è infatti un nodo utilizzato anche in nautica per gli ormeggi.

In ambito pionieristico il Galera può essere utilizzato per “ormeggiare” una corda attorno ad un perno o ad un legnetto; è minimamente equalizzabile anche se non troppo agilmente.

Questo nodo viene sovente utilizzato per creare una scala di corda con pioli in legno.

E’ un nodo direzionale, il che vuol dire che bloccherà solo in un verso, ciò significa che sarà necessario orientarlo a dovere nel senso di messa in opera.

Per la realizzazione del Galera vedi QUI.

Tensionamento.

Passiamo ora ai due nodi che utilizzo sovente per mettere in tensione cordini e tiranti.

– Mezzo barcaiolo.

– Prusik.

Il Mezzo barcaiolo utilizzato per tendere una corda attorno ad un albero.

Mezzo barcaiolo: multifunzionale, conosciuto come il nodo da sicura utilizzato in alpinismo prima dell’avvento dei moderni sistemi meccanici ha molteplici pregi ed utilizzi anche in ambito boschivo, come freno se utilizzato in concerto con un paranco (aiuta a ridurre drasticamente la forza necessaria per trattenere un peso in sospensione), come tensionatore se realizzato ad esempio attorno al tronco di un albero, aiuta a tendere in maniera efficace il cordame e a non allentare la trazione durante le operazioni di chiusura della legatura.

Per la realizzazione del Mezzo barcaiolo vedi QUI.

Prusik: Autobloccante, lavora per frizione e si realizza con un cordino su una corda di spessore maggiore o, al limite, uguale; durante l’allestimento di un campo può essere utilizzato sia per creare tiranti (del tarp, per una struttura, ecc…) equalizzabili, sia per tensionare il tarp sul cordame di colmo, facile da realizzare ha tanti utilizzi quanti ce ne suggerisce la fantasia, ad esempio tanti Prusik possono essere realizzati su una corda tesa ed essere utilizzati come appendi-oggetti semovibili. Esistono molti altri autobloccanti utilizzabili per i medesimi scopi ma generalmente in ambito di allestimento utilizzo questo.

Ricordarsi che con corda bagnata e/o se sottoposto a forte trazione, potrebbe essere noioso da sciogliere.

Per la realizzazione del Prusik vedi QUI.

Bonus:

Galleggiante: questo nodo è usato in alpinismo per giuntare due corde anche di spessore differente, è semplicissimo da realizzare ed ha il plus di non rischiare di impigliarsi mentre scorre su delle superfici (per questo si chiama galleggiante), oltretutto rispetto ad altri nodi di giunzione non è ingombrante.

Per la realizzazione del Galleggiante vedi QUI.

Paranco doppio: più precisamente paranco doppio permette di esercitare molta forza di trazione il che sarà utile sia per tensionare in maniera notevole un cordino, sia per sollevare o trascinare pesi; in questi ultimi due casi necessiteremo di un notevole metraggio di cordame.

Per la realizzazione del paranco vedi QUI.

Quest’agile epitome non vuol esaurire l’argomento dei nodi da utilizzare nell’allestimento di un campo, questi sono quelli che negli anni mi sono accorto di utilizzare con più frequenza, ma vuol mettere altresì in luce come poche tecniche – in questo caso parliamo di nodi, ma il discorso può valere per qualsiasi ambito boschivo – padroneggiate con sicurezza piuttosto che avere un’ampia infarinatura superficiale (e ho notato che spesso il sapere di tutto un o’ è la prassi nei frequentatori di boschi) possano rendere l’esperienza di permanenza in ambiente esponenzialmente più piacevole.

Essere sicuri e saldi in ciò che si conosce e si applica aiuta ad essere più sicuri di se ed una mente salda è sempre il primo e più importante attrezzo di permanenza/sopravvivenza in ambiente.

Detto ciò però non dovremo mai perdere l’umiltà di ricordare che non potremo mai controllare l’infinità di variabili che il selvatico può presentare e per questo dovremo sempre metterci in condizione di rischiare il meno possibile, il selvatico non è mai una sfida, ma un esperienza che tocca corpo ed anima.

I tutorial dei nodi sono estratti dal mio manualetto: “Riannodiamo i fili, nodi e legature ad uso dei marinai di foresta”.

Spero a breve che anche questo compendio diventi un “piccolo boschivo”, magari da affiancare a quello sui nodi, devo solo lavorarci un pochino.

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