La Kuksa è una tradizionale tazza delle popolazioni Sami ed è realizzata sfruttando i nodi della Betulla
Da un po pensavo di realizzarne una, poi fra una cosa ed un’altra il progetto era rimasto tale, ma in queste settimane il pallino è tornato…
Qualche giorno fa ho deciso di cominciare a lavorare alla tazza e per prima cosa mi sono recato dove sapevo esserci un bel boschetto di betulle. Il luogo è impervio, ma basta stare attenti.
Una volta arrivato sul posto mi sono messo a cercare una pianta caduta di fresco (le betulle una volta cadute marciscono velocemente) sperando nel temporale di qualche giorno prima; come si dice la fortuna aiuta gli audaci ed infatti -dopo qualche minuto di ricerca ecco qua l’albero giusto,
ora non resta che tagliare il necessario e riportarselo a casa, tiro quindi fuori la mia sega a telaio autocostruita e mi metto all’opera.
I tronchetti sono pronti, ora però c’è da attraversare la pietraia e ridiscendere il bosco, non posso certo portarmi tutto in spalla con il rischio di cadere! Presto fatto: con i rami alti della pianta realizzo due forcelle e due traverse, prendo i cordini dallo zaino ed in circa 15/20 minuti ecco pronta una gerla con comodo schienale in corda.
Caricata la legna mi isso sulle spalle la gerla, calza a pennello, come ultima precauzione metto i guanti sotto i cordini che fanno da spallaccio a mò di imbottitura e mi avvio a casa. Il viaggio è una pacchia.
Cominciamo a lavorare la nostra tazza.
Con l’accetta apro uno dei tronchetti, non proprio a metà, ma circa a ¾ del diametro, non prima di averlo pulito dalla corteccia che metto da parte (come si sa è un’ottima esca per il fuoco).
Sempre con l’ascia prima ripulisco a fondo la sezione di tronco, dopodiché arrotondo una delle estremità, che sarà ovviamente l’incavo della Kuksa, in questa operazione mi aiuto anche con il coltello.
Disegno quindi la forma della tazza, per realizzare il cerchio utilizzo il coperchio di un vasetto.
Di questa fase ho dimenticato le foto, quindi ho realizzato un disegno, in pratica si tratta di realizzare due tacche perpendicolari all’altezza dell’inserzione del futuro manico sull’incavo. Questo servirà a velocizzare il lavoro, infatti così potrò con due colpi di batoning leggero avere la forma di massima della Kuksa.
Una volta tagliato via il superfluo comincio a sgrossare, sempre utilizzando l’accetta.
Quando sono soddisfatto disegno con un pennarello la forma del manico, con il seghetto del victorinox taglio a misura il legno e poi con il coltello e l’accetta continuo a sgrossare ed ecco che la tazza prende forma.
Visto che ho il Vic a portata di mano realizzo anche i due buchi del manico. Per quello piccolo basta l’alesatore in dotazione, per quello grande invece dopo aver forato sempre con il medesimo attrezzo slargo utilizzando la lama fino ad arrivare ad il diametro prescelto.
Ora munito di sgorbia comincio a scavare l’incavo.
Il lavoro procede.
Una volta finito l’incavo comincio a carteggiare con una grana bella grossa in modo da smussare bene le forme, in tutto userò 4 grane differenti.
Una volta finita la carteggiatura passo quindi alla bollitura in acqua e sale. Questo procedimento permetteva e permette ai Sami di eliminare i tannini dal legno e di compattare le sue fibre. Altra dimenticanza e niente foto, ho comunque lasciato a bollire in un pentolino per un’oretta, girando sottosopra il pezzo ogni 15 minuti circa.
Finita la bollitura ho fatto asciugare bene il tutto per quasi due giorni.
Ora non resta che carteggiare nuovamente con una grana fine e frizionare con energia la tazza con dell’olio alimentare in modo da mettere in risalto i disegni del legno e per impermeabilizzare il pezzo.
La tazza è pronta! In qualche punto c’è un minimo affioramento salino, che so essere normale almeno per i primi utilizzi. Sono soddisfatto, non resta che fargli fare un bel giro nel bosco e mettere in cantiere la sua sorellina.