Tecnologia | Controllo Sociale – La rivolta degli smartphone

da http://informa-azione.info

Riceviamo e diffondiamo un testo di critica della tecnologia prodotto da nemici e nemiche del tecnomondo in quel di Padova, a proposito di una “mobilitazione” che ha preso forma circa un mese fa a Budapest. Partendo da questo avvenimento, si carca di criticare l’utilizzo dei dispositivi tecnologici al fine di trattarli per quello che realmente sono: strumenti di alienazione e controllo in mano al dominio per soffocare e reprimere gli individui e la loro libertà.

Scarica o leggi di seguito

La rivolta degli smartphone

Risale a poco tempo fa (fine ottobre) la nascita dell’ennesima protesta. Ad essere toccata dalla rabbia della società
civile questa volta è stata l’Ungheria, guidata dal conservatore Orban, il cui governo si è reso protagonista nel
proprio paese di politiche reazionarie e xenofobe. Ciò che ha fatto infuriare decine di migliaia di persone è stata
la scelta delle autorità di aumentare i costi della navigazione in rete.
Quello su cui vogliamo riflettere maggiormente, non sono le ragioni della protesta, bensì una della pratiche
portate avanti dai manifestanti. Nelle foto che ritraevano la folla per le strade di Budapest, si poteva notare
l’emergere di una nuova forma di dissenso: l’accensione in contemporanea di migliaia di smartphone e cellulari
come atto simbolico contro il provvedimento del governo. Ecco dunque l’ennesima evoluzione della protesta 2.0.!
Ma c’è un aspetto davvero interessante in tutto ciò: queste manifestazioni assumono la forma di una “lotta” per
pretendere maggiore alienazione piuttosto che puntare ad una liberazione dal dominio tecnologico, che qui palesa
una volta di più il suo volto totalizzante, annichilente ogni desiderio umano che non intende sottomettersi alla
dittatura del virtuale. Gli oppositori di questo nuovo provvedimento del governo ungherese mostrano di essere tra
quei sudditi disposti a dare battaglia solo per giustificare e rafforzare l’intero meccanismo di dominio tecno-
industriale – produttore di miseria, devastazione, addomesticamento del vivente – non per criticarlo e attaccarlo.
Ormai molte mobilitazioni di massa portano con sé l’intento da parte dei suoi componenti di crearle e/o
diffonderle attraverso i mezzi messi a disposizione dal progresso tecnologico. A tutto ciò contribuisce il ruolo dei
media tradizionali, i quali ad esempio avevano spacciato le “primavere arabe” come
rivoluzioni social, enfatizzando il ruolo dei social network nella diffusione e propagazione delle rivolte, presentandole come create e
favorite dall’interazione di migliaia di persone sulle piazze virtuali. Alla larga schiera degli attivisti-hitech si sono
ora aggiunti i manifestanti ungheresi, che protestano armati delle loro protesi tecnologiche. La navigazione in rete
assume dunque le caratteristiche di un bisogno primario, così come la presenza di una persona tra gli iscritti di
Facebook o Twitter, fattore imprenscindibile ed irrinunciabile per la propria esistenza. E’ il trionfo di una nuova
forma di attivismo: spettacolare e fatuo, sempre pronto a immortalare col telefono o la videocamera momenti di
scontri di piazza, a cogliere l’attimo in cui la pietra viene scagliata contro lo sbirro ed a filmare l’ennesimo abuso
delle divise; ora è invece in prima linea a contestare un provvedimento che gli limita l’accesso alla rete,
mostrando al potente di turno la sua “pericolosità” attraverso lo sfoggio del suo ultimo gingillo hitech. In questa
messa in scena non vi è nulla di accattivante. Anzi, essa è l’ennesima riprova del fatto che le proteste sempre più
spesso assumono caratteristiche pagliaccesche e caricaturali, spuntate della loro carica spontanea e
potenzialmente distruttiva, incanalate verso forme appariscenti ed effimere.
Il legame tra guerra all’esistente e dispositivi tecnologici produce effetti positivi solo per il potere, non certo per
chi si rivolta. Quali sono le origini di telecamere di videosorveglianza, industrie, bio- e nanotecnologie, computer,
cellulari, gps e molte altre diavolerie? Quali interessi essi servono, quali dinamiche sono per loro natura portati a
riprodurre e con quali effetti? Noi siamo tra quelli che non baratterebbero alcuna emozione e spontaneità in
cambio di più tecnologia, che in realtà implica solo alienazione e controllo. Non esiste una tecnologia buona ed
una cattiva, ma degli strumenti nati in ambienti e circostanze determinati e che rispondono ad una mentalità
militarista, sfruttatrice, antropocentrica.
Spetta perciò ai nemici della tecnologia (e dei suoi fedeli adepti) smascherarne la vera natura e farla finita con
quest’ordine necrofilo.
alcuni nemici del tecnomondo
[1/12/2014]
per contatti:
malacoda@distruzione.org
fip
rue des
Jacqueries, 58 Pd
Questa voce è stata pubblicata in Biblio, La terra trama.., Materiali e contrassegnata con , , , . Contrassegna il permalink.