Come si sa in caso di necessità un fuoco può essere fondamentale sia per tutelare il fisico che per ristorare l’animo ma non sempre accenderlo può risultare così facile, eppure il bosco, a saperlo “leggere”, asperge sovente il nostro cammino di risorse, basta saper cogliere i segnali giusti.
Se i boschi alpini possono offrirci risorse risolutive come ad esempio la corteccia di Betulla, anche i boschi prealpini/appenninici non sono da meno, basta trovare delle conifere, meglio se pini, che ci doneranno, sapendo dove cercare e come riconoscerlo, dell’ottimo legno resinoso, quello che gli anglosassoni chiamano Fatwood.
Il Fatwood -che personalmente chiamo Legno Grasso o Pino Grasso- è sostanzialmente durame impregnato di resina cristallizzata, altamente infiammabile anche in condizione d’umido, brucia a lungo e con vigore, più di una volta mi ha salvato dal passare una notte all’addiaccio; l’ho usato per accendere legna umida, come candela, finanche come aroma rilassante, amo molto il suo odore.
Come trovarlo?
Come detto avremo bisogno di pini (anche altre conifere ne producono, ma è più raro), ottimi produttori di Fatwood.
Generalmente la vulgata vuole che se ne trovi nelle radici o nei tronchi, piuttosto che nell’inserto dei rami sugli stessi, degli alberi morti, dai quali se ne può ricavare una notevole quantità, ma anche gli alberi vivi possono regalarci un buon quantitativo di materiale, come?
Se durante il nostro cammino individuassimo un Pino dovremo far caso al suo stato di salute, se notassimo la presenza di danni alla corteccia o rami rotti quella potrebbe essere la pianta che fa al caso nostro.
Sovente un albero in vita può presentare polloni e/o rami morti, concentrandoci su questi ultimi dovremo far attenzione al punto di intersezione fra questi ed il tronco, se alla base del ramo -dove s’inserisce sull’albero- notassimo una piccola corona di resina giallastra indurita, verosimilmente ci troveremo davanti ad un ramo resinoso, a questo punto potremo provare ad asportare una po’ di corteccia, se sotto la superficie intravederemo del durame arancione/arancione traslucido potremo provvedere al taglio, saremo in presenza del nostro “legno grasso”.
Già dai primi colpi di seghetto dovremmo sentire un forte odore di resina, quasi simile alla trementina, la lama si “impasterà” di trucioli odorosi ed appiccicosi.
Una volta tagliata la nostra porzione di legno grasso, che si presenterà sul taglio con una faccia arancione/traslucida, dura ed aromatica, dovremo processarla in primis asportando la corteccia, per poi realizzare dei pezzetti di legno facili da stoccare e da utilizzare.
Personalmente tengo il legno grasso in una scatolina di metallo assieme alla corteccia di Betulla, c’è da considerare che in presenza di calore potrebbe trasudare resina quindi tenerlo in tasca o a contatto del corpo potrebbe far sì che si appiccichi da qualche parte o che impiastricci ciò che gli sta vicino. Meglio evitare.
Come usarlo?
Ridotto in strisce della dimensione che più ci aggrada, potremo avviarlo con un accendino o dei fiammiferi, brucerà a lungo e con forza, c’è da stare solo attenti al gocciolamento della resina incandescente. Così potremo dare il via ad un falò anche in presenza di legna umida o ambiente ostile: umido appunto, o ventoso.
Potremo usarlo come combustibile per una torcia svedese o all’interno di una “Candela del re”, per la cui realizzazione rimando alla monografia dedicata*.
Come “profumatore” potremo tenere vicino ad una fonte di calore come dell’acqua calda -meglio evitare la vicinanza diretta al fuoco, per ovvi motivi- o comunque in un ambiente tiepido un pezzettino di legno, che scaldandosi rilascerà resina e soprattutto un ottimo odore, anche in ambiente boschivo coccolarsi un minimo aiuta a migliorare l’esperienza di permanenza.
Se non possedessimo accendino o fiammiferi, o se fossero inutilizzabili, potremo accendere il fatwood anche con il ferrocerio: dovremo grattare con il coltello la nostra barretta di legno grasso in modo da creare una sorta di polvere appiccicosa che andrà colpita con una scintilla; se la procedura è stata eseguita correttamente avremo la nostra fiamma che andrà poi integrata con un’esca secondaria che potrà essere direttamente la stessa barretta dalla quale abbiamo ricavato la polvere.
Con un minimo d’esperienza reperire del legno grasso non sarà complicato e potrà essere decisamente utile.
Il consiglio è di raccoglierne sempre se si presentasse l’occasione, anche se non ci servisse nella nostra avventura di giornata -ma non si può mai sapere- potrebbe servirci con costrutto in futuro.
Questo è quanto, buoni boschi.