Certe volte capita, racconto di un infortunio in parete

La ferramenta

Il sole è già alto, non resta che controllare l’attrezzatura, stipare lo zaino e partire alla volta della parete degli stambecchi, che chiamo così per la folta presenza di questi maestosi animali; l’ultima volta ci siamo assaggiati, tre anni fa abbondanti, poco prima dell’infortunio al piede, il randez-vous terminò alla fine del primo tiro liberato dal quale mi dovetti ritirare a causa di un forte temporale imprevisto.

Arranco sul sentiero, è una di quelle giornate restie a farmi rompere il fiato, ma comunque salgo sino ad arrivare ad intravedere la parete, ora devo salire per un bosco quasi verticale che nell’ultimo tratto potrebbe tranquillamente essere individuato come il “tiro 0”. L’idea di giornata sarebbe di provare a partire poco più a sinistra rispetto alla vecchia linea, su una rampa inclinata che corre parallela ad una grossa lama ma decido poi di ripiegare sulla prima linea già liberata, so già che è salibile e per ravanare ci sarà tempo più in alto.

Comincia il rituale: Casco, poi imbrago, fascia pettorale realizzata con fettuccia ed ancoraggio del Soloist, piccolo bloccante per corda all’anello di servizio, distribuzione dei friends sui due lati dell’imbrago, idem i nuts e poi rinvii, ghiere, fettucce, cordini, lascio nello zaino solo martello e chiodi che so, su questa lunghezza, non serviranno. Ancoro la corda ad un bel Frassino ed in ultimo indosso le scarpette.

Parto attaccando la fessura basale, larga ma con una rastrematura interna ottima per l’incastro del mio pugno, dopo pochi metri è l’ora del primo friend, un 3 della Kouba (ottimi aggeggi…), incastro di mano sinistra e piede destro in alto, tira e spingi e sono di fronte ad una fessurina corta e regolare, perfetta per un BD dell’1 ed ancora abbastanza lunga per essere utilizzata come appiglio per la mano sinistra, la destra tiene una tacca netta, si sale, la linea è semplice.

Nuovo incastro di mano a sinistra, ora devo spostare tutto il peso sul piede destro, in alto sulla tacchetta che avevo afferrato poco prima; eseguo il movimento sedendomi sul tallone destro, ora devo spingere con la mano sinistra nella fessura ed il piede destro sulla tacca sino ad afferrare una bella maniglia più in alto ed ecco, presa! Traziono e spingo ma ecco che la tacca si trasforma nella maniglia di un “cassetto” di pietra della dimensione di una scatola da scarpe grandicella che precipita e mi colpisce sul ginocchio, cado, la corda era lasca ed il volo è abbastanza lungo ma il friend fa il suo mestiere ed arresta la caduta alcuni metri più in basso.

Ho dolore, ma non troppo, il primo pensiero è stato quello di aver sicuramente rotto il femore nel migliore dei casi, nel peggiore il ginocchio: ”un’altra articolazione no” -penso- “non so se psicologicamente reggerei…”, ma ricalatomi mi alzo subito in piedi e dolore a parte pare essere tutto mediamente ok. Decido di non perdere tempo, sono sollevato dal fatto di stare in piedi e risalgo dunque la corda per recuperare i due friends lasciati in parete per poi disarrampicare sino a terra, ringrazio il buon 1 Del servizio resomi e rifaccio velocemente zaino e corda, sapendo che la discesa del “tiro 0” sarebbe stata “noiosa”.

Previsione esatta, procedo lento ed impacciato aiutandomi con un ramo di castagno secco e duro raccolto poco sopra, il coro delle bestemmie lenisce il dolore, roba da toscani. In breve guadagno il sentiero ma già dai primi passi sotto la parete noto che il gambule sinistro dei pantaloni si sta copiosamente impregnando di sangue, decido di pensarci a casa che non è troppo lontana e procedo il più spedito possibile, nel tragitto, vicino al paese, ho anche il tempo di scambiare due battute con dei paesani intenti a raccogliere patate.

Sono a casa, tolti i pantaloni lo spettacolo è da Grand Guignol, opulenza di sangue secco a profusione, non si capisce bene il danno.

Comincio a pulire la ferita con acqua, poi individuato un buchetto sull’esterno del ginocchio comincio ad irrorare di betadine e tintura di Iperico ed ecco che la situazione si fa più chiara: la roccia non ha bucato i pantaloni ma il ginocchio si, da una piccola lacerazione si vede sino all’osso, roba da 2 o tre punti.

Pulisco bene e la ferita prende a sanguinare copiosamente, metto prima 3 strips per chiuderla ma li sistemo male, quindi tolgo, ripeto pulizia e posizionamento, ora vanno bene.

Sono a corto di garze, ne ho solo una, la sistemo a coprire la ferita e qualche ora dopo mi reco da un’amica che mi finisce di medicare e mi fascia la gamba.

Oggi ho eseguito la medicazione, tutto procede, la ferita è pulita e richiusa, si sentono solo i doloretti degli ematomi, evidentemente la pietra dopo il ginocchio ha colpito anche la coscia.

Ora per qualche settimana niente boschi e pareti, vorrà dire che nasceranno nuovi cucchiai e tazze…

Questa volta, per una volta, posso dire che mi è andata piuttosto bene, ma sono incomodi che fanno parte del mestiere dell’arrampicatore, nulla di più.

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