Spunti di ricerca e riflessione a partire dalla visita ad un masso/altare celtico

Non sempre è difficile scovare luoghi che possono accogliere vestigia delle culture autoctone pre-romano/cristiane, esistono infatti una miriade di indizi che, se incrociati fra loro, possono farci propendere per l’esplorazione di un’area piuttosto che un’altra; fra i tanti indicatori che possiamo rinvenire -non sempre e non ovunque dirimenti, ovviamente- posso indicare la presenza di luoghi di culto (cippi, tabernacoli, chiese, ecc…) legati alla tradizione cattolica che si vanno ad insediare in siti legati alle epiche pagano/popolari, a loro volta spesso direttamente discendenti dagli antichi culti naturali che nei secoli successivi sono o stati riassorbiti dalla nuova cultura dominante, come nel caso della figura dell’uomo selvatico (Salvanel, salvadengo, Omo selvatico, Om salvaj, ecc…), traslato nella figura del Battista dalla narrazione cattolica con una metodologia che ricalca lo stile colonialista dei romani, o “purificando” le dette aree obliandone la memoria impiantando in loro vece luoghi di culto, siano essi tabernacoli, croci, piuttosto che veri e propri monasteri come nel caso della Sagra di S. Michele sul monte Porcarianus/monte dei porci (antico nome del monte Pirchiriano), dove pare potesse sorgere un antico altare celtico (Ricordo che il cinghiale è l’animale guida del druido. Sul monte Porcarianus, area interessantissima, tornerò in futuro…) ormai scomparso sotto la mole della Sagra, che comunque riporta al suo interno numerosi riferimenti a culti “altri”. Insomma indagare la cultura “povera”, popolare di un’area può sovente offrirci spunti di ricerca interessanti.

Un’altro esempio lampante della pratica di “esorcismo” religioso/culturale si ha nei pressi di Locana, ancora in Piemonte, dove nelle adiacenze di un masso/altare Celtico, per altro ben segnalato e facile da raggiungere, negli anni sono stati posti numerosi simboli cristiani come una statua della Madonna ed un Cristo in croce. In questo caso fortunatamente il masso/altare si è salvato dalla distruzione, forse per rispetto, forse perché nelle memorie si era perso il suo reale utilizzo, depotenziato e quindi non ingombrante nella logica del “diritto del vincitore”, fatto sta che fortunatamente la pietra non ha subìto la stessa sorte di altri luoghi arcaici annientati -anche in epoca recente- dagli integralismi religiosi che nei secoli hanno individuato questi posti come luoghi legati al diavolo, alle streghe (come il Drago di S. Giorgio rappresentazioni delle antiche culture da schiacciare ed annichilire), altra indicazione fra l’altro da tenere di conto, ecc…, mentre in realtà e nella quasi totalità rappresentavano “soltanto” un tributo al rapporto sincretico degli antichi popoli con il circostante, il loro essere natura nella natura e, in questa, essere liberi (anche su questo concetto di libertà mi riservo di tornare in futuro).

Altare celtico nei pressi di Locana (Piemonte).

Fronte del masso, a sinistra si nota la canaletta di convoglio e raccolta del liquido versato nelle coppelle sovrastanti

L’accesso alla cima del masso si effettua passando attraverso una suggestiva forcella di un castagno secolare nato proprio attaccato alla pietra

Sulla pietra, coppelle e canalette; sulla destra si può notare una serie di coppellature piuttosto consunte, sono in corrispondenza della canaletta di scolo della prima foto.

Particolare

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