Il mio (nuovo) zaino da tre giorni(o più), in Estate

Recentemente sono tornato da qualche giorno nei boschi assieme a due sodali, generalmente -per evitare troppo peso sulle spalle- siamo usi dividerci cibo ed attrezzi da lavoro, pentolame e quant’altro, ma in questa particolare situazione ho voluto preparare lo zaino in maniera da essere potenzialmente autonomo rilegando il materiale ad un sacco da 27 litri affiancato dalla mia fida tracolla del quale ho già parlato qui e che si adatta perfettamente ad essere appesa sulla parte bassa dello zaino.

Non ho portato con me abiti di ricambio se non un paio di calze per la notte ed una maglietta, oltre che un maglioncino e la mia inseparabile sciarpa, ma vediamo come ho organizzato lo zaino.

Zaino(1):

Si tratta dello zaino tattico dell’esercito italiano conosciuto come zainetto alpino (magari ne riparlerò in separata sede); questo sacco in Canapa ha un vano principale, due ampie tasche laterali a soffietto e due fettucce porta-materiale sulla parte sottostante. Sul fronte un’ampia asola porta scure/pala.

Comodo? Non proprio, ma nemmeno scomodissimo come si racconta, almeno se si è abituati a zaini di vecchia concezione e non si ha una corporatura troppo massiccia.

Vano principale:

Sul fondo (la posizione varia a seconda di stagione o meteo) il Poncho(2), utilizzabile sia come riparo che come strato da bivacco, sopra vi ho sistemato il kit di primo soccorso(3) ed il saccoletto(4), il maglioncino(non in foto), la sciarpa(non in foto), la sacchetta con i cordini(5); infilato fra il carico e la parte dietro dello zaino il fornelletto a legna smontabile(6). Avanzava ancora un po’ di spazio, non troppo.

Tasche:

Filtro per purificare l’acqua(7), bussola(8), coltellino da intaglio(9), un pacco di lenticchie da 500g(non in foto), uno di Fregola(non in foto), anch’esso da mezzo chilo, guanti da lavoro(10), carta igienica(non in foto), una piccola paletta metallica(non in foto), monocolo(11), una lanternina a candela auto-costruita(12), kit esche(una piccola scatolina metallica, non in foto), cordino da roccia (opzionale, non in foto), moschettoni HSM (opzionali, non in foto), posate(13), borsa in tnt per sospendere il cibo(non in foto), 2 sacchi di mater-bi per raccogliere eventuali rifiuti(non in foto), miei o altrui, pietra bi-facciale per affilare(14).

Fettucce porta-materiali (sotto lo zaino):

Tarp ed amaca(15), coperta aggiuntiva (opzionale, 16), parka.

Fronte dello zaino:

come detto sul fronte dello zaino ho appeso il tascapane(17) contenente la borraccia con la sua gavetta(18), fialetta di olio antisettico/cicatrizzante(non in foto) e repellente per insetti spray(19) prodotti da “I Fiori del Male”, gli spallacci e la tracolla del tascapane stesso(non in foto).

Due Kuksa, una piccola ed una grande che uso come piatto (opzionali, c’è comunque la gavetta della borraccia 20).

Sopra il tascapane, ma in modo che questo rimanesse accessibile, ho sistemato una gavetta svizzera(21) contenente olio, sale, cipolla disidratata, 450g di zuppa di legumi. Sacchetto in carta da raccolta.

Parte alta dello zaino:

sotto la patta di chiusura dello zaino ho sistemato il modulo in CFC(22), la sega a telaio auto-costruita ripiegata(23), 20mt di corda da ghiacciaio (il materiale da roccia è opzionale, ovviamente, a seconda del terreno da esplorare, non in foto).

Lo zaino e buona parte del suo contenuto

Lo zaino “composto”, qui c’è anche il Parka attaccato sul fondo, che copre Coperta, Amaca e Tarp

Il resto del materiale pronto-uso come coltelli -un Mora classic ed il Ruike LD51-B del quale ho parlato in questo post -, EDC, Ferrocerio, sono in un cosciale o nelle tasche dei pantaloni.

Come sempre non si tratta di un kit minimale, che come ripeto sovente non è nelle mie corde, ma così ho tutto il necessario utile per poter passare svariati giorni in autonomia, ben più di tre, volendo.

Come si può desumere queste dotazioni offrono potenzialmente numerose conformazioni per il bivacco, il Tarp può essere montato a terra a mò di tenda usando il Poncho come pavimento, ad esempio, oltre che, come faccio sovente, come copertura dell’amaca.

Il pentolame vario e la presenza del fornellino mi permettono di cucinare in varie situazioni, sia su fuoco aperto che sfruttando le caratteristiche della stufetta qualora dovessi lavorare sotto il telo in caso di pioggia.

Il filtro dell’acqua potrebbe essere eliminato ma è un’indubbia comodità, nulla comunque vieta di farne a meno ed utilizzare la gavetta svizzera per purificare l’acqua a mezzo bollitura.

Ovviamente il tutto potrebbe essere snellito sia eliminando materiale, pur non essendocene di inutilizzato, sia utilizzando attrezzature più moderne, sia abbracciando una filosofia più “survivalista”, tutte opzioni legittime che però non sono nella mia visione.

Ad ogni modo pur mantenendo un peso accettabile così facendo ho con me quel che serve per stare comodo e godermi il bosco in tranquillità per il tempo che ritengo necessario e questo è quello che conta.

C’est tout. Buoni boschi.

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