Escursione: Verso Dandalera, Val Sangonetto

P1080130Domani andiamo a camminare in Val Sangonetto! Questo ci siamo detti, con V, la sera prima di addormentarci. Sono contento, ho proprio voglia di camminare altri boschi.

La mattina seguente ci svegliamo pronti ad ultimare la preparazione degli zaini, acqua nelle borracce, un po di frutta secca ed un paio di panini.

Mi alzo a preparare il caffè e scostando la tenda noto come il sole che solo ieri splendeva alto oggi sia nascosto dietro una spessa colte di nubi piuttosto basse, che promettono nebbia e chissà, forse qualche goccia di pioggia, quest’anno la neve è stata piuttosto avara.

Ce la prendiamo comoda e quando partiamo la mattinata è già bella che inoltrata, come previsto le nubi si stanno abbassando e la visibilità si sta riducendo. Nulla di male, amo camminare nei boschi quando la nebbia ridisegna i luoghi, con le forme più strane che compaiono all’improvviso tratteggiando scenari fantastici dando la possibilità alla fantasia di galoppare lontano, oltretutto siamo addirittura muniti di una carta -cosa per me strana- scala 1:25.000 e della mia fedele bussola, quindi anche in caso di nebbia fitta non dovremmo correre il rischio di smarrire la direzione di marcia che decideremo di seguire.

Ci avviamo verso la Val Sangone, della quale la Val Sangonetto fa parte ed espletate alcune incombenze e visitate alcune belle borgate decidiamo di dirigerci verso Dandalera, un piccolo villaggio di qualche casa che durante l’ultima guerra fu bruciato dalle truppe nazifasciste.

La prima decisione da prendere riguarda il punto da dove partire, fossimo arrivati di mattina non sarebbe stato così importante, ma essendo già l’ora di pranzo e volendo fare un giretto tranquillo non vogliamo rischiare di dover rientrare di notte con la nebbia. Partiamo dunque da Prietto, il percorso non è molto lungo ma alcuni abitanti di quelle zone ci hanno confermato essere piuttosto bello.

La carta ci segnala che l’attacco del sentiero dovrebbe trovarsi poco fuori dal paese, dovremo scendere verso il fiume e trovare la via che, salendo abbastanza ripidamente, dovrebbe portarci a Dandalera. In breve tempo individuiamo un evidente sentiero poco sopra le case, lo seguiamo ed infatti ci troviamo giusto sulle sponde del Sangonetto davanti ad un ponticello realizzato con dei tronchi; la fattura non è delle migliori ma assolve egregiamente al suo compito.

Guadato il fiume ci troviamo davanti ad uno scenario da racconto, decine di pietre coperte da un muschio verdissimo, da un momento all’altro sembra proprio che debba saltar fuori qualche essere mitico…ma lo scenario bucolico viene squarciato da un lampo di razionalità, guardandosi intorno capiamo immediatamente che la salita sarà effettuata in un ambiente decisamente umido, siamo esposti quasi perfettamente a Nord e le nuvole si stanno abbassando velocemente. Il sentiero comincia quasi subito ad impennarsi e dopo pochi metri i castagni lasciano spazio a qualche betulla, acacia, noccioli e bellissimi faggi secolari, le cui radici creano possenti ragnatele che di quando in quando affiorano dal suolo disegnando inaspettati arabeschi. Il sentiero è davvero molto bello, non ci avevano mentito, oltretutto la nebbia che oramai ci ha definitivamente avviluppato diventa un valore aggiunto, donando ad ogni scorcio un’atmosfera sospesa nel tempo.

Il tragitto si allunga poiché bastano pochi metri per perdersi in una nuova contemplazione.

Il sentiero non è segnato ma la traccia è evidente, la marcia -fatte salve le pause estatiche- procede con un ritmo lento ma costante, le foglie cadute arrivano quasi alle ginocchia, sembra di camminare su una sorta di neve dorata e molto soffice. Il primo indizio che la strada è giusta ci è dato da un trivio di cartelli in legno che tra l’altro indicano proprio Dandalera. Seguiamo la freccia e via salire.

Di qui in poi il sentiero si dipana sempre in uno splendido bosco dove i castagni fanno nuovamente capolino, la traccia in compenso diventa meno evidente, spesso ci troviamo davanti a qualche bivio dobbiamo aiutarci con carta e bussola che fanno egregiamente il loro dovere. Dalle nebbie, proprio dove doveva essere si comincia ad intravedere un’apertura del bosco verso quelli che sembrano dei pascoli, se abbiamo seguito la traccia giusta dovremmo essere molto vicini al paese.

La nebbia non permette di vedere a più in là di qualche decina di metri, ci orientiamo quindi con la bussola e ci immergiamo in quel latteo lucore. Procediamo a mezza costa sui prati, l’aria impregnata d’acqua ci bagna quasi come se piovigginasse quando ecco che dalle nebbie, poco sopra di noi, affiora una macchia scura che più ci avviciniamo e più prende la forma di una casa, siamo a Dandalera.

La borgata in sé non ha nulla di particolare, anche se la posizione lascia presagire -nelle giornate di sereno- un bel panorama, ma il sentiero che ci ha portato fino a li mi è proprio piaciuto. Troviamo un posto asciutto dove far merenda e decidere la via del ritorno, il luogo adatto è proprio su una panca sotto la tettoia di una vecchia stalla. La carta ci dice che li vicino dovrebbe esserci un’altra borgata dalla quale dovremmo riuscire a ricongiungerci con la parte bassa del sentiero fatto per salire, una sorta di anello, insomma. La decisione è presa, proseguiremo così.

Finito di mangiare ripartiamo, da qui la traccia del sentiero semplicemente non esiste e dobbiamo quindi orientarci; ci addentriamo nel bosco e dopo qualche saliscendi ci sembra di intravedere una possibile linea di percorrenza, decidiamo quindi di seguirla e poco dopo ogni dubbio sulla giusta direzione è fugato da un piccolo agglomerato di ruderi, siamo giunti alla prima tappa della discesa. Anche qui nessuna traccia di vero e proprio sentiero, ma sappiamo la direzione, che dobbiamo scendere ed abbiamo i giusti strumenti, che volere di più? Passano solo poche decine di minuti ed individuiamo quella che un tempo forse doveva essere una mulattiera, l’ipotesi è confermata da un casone solitario che troviamo proprio lungo il tragitto, eccoci ora ad un trivio evidente. Lo individuiamo sulla carta e d inforchiamo una delle due tracce in discesa che dopo pochissimo ci immerge nuovamente nella nevicata di foglie dell’andata, la strada è quella giusta. Scendiamo con tranquillità ed in breve tempo siamo nuovamente a Prietto, dove il fedele Kangoo ci aspetta per…tentare di lasciarci a piedi…dopo qualche sana imprecazione ed un po di creatività riusciamo a farlo partire e ad avviarci verso casa, felici.

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