In una bella giornata autunnale scaldata da un sole ineditamente caldo per la stagione ci siamo mossi alla cerca di un’area che dai tempi del neolitico è stata frequentata probabilmente a scopo religioso, la particolarità di questo luogo risiede nel gran quantitativo di Menir presenti, la maggior parte dei quali oramai a terra, che ricoprono letteralmente una grande area del bosco di latifoglie -per la maggior parte querce- tanto da valergli il toponimo di bosco di pietrefitte.
Proprio la presenza delle querce, albero sacro ai Druidi, lascia pensare che l’area fosse un luogo rituale Celtico, possibilità avallata anche dalla presenza dei resti di un piccolo Cromlech che paiono confermare la tesi; del cerchio di Menir (alti circa 150cm) è rimasto ormai solo un accenno, molte pietre sono allettate ed alcune incorporate successivamente all’interno di muretti a secco, ma almeno una parte ancora integra ci può dare un’idea approssimativa delle dimensioni dell’area.
Arrivati nei pressi del colle dov’è situato il bosco ci muoviamo a piedi, l’avvicinamento è breve e si svolge su una bella strada silvopastorale incastonata nel rosso/marrone degli alberi d’autunno; dopo pochi minuti di marcia giungiamo quindi ad un’area pic-nic posta proprio sotto al bosco al quale è possibile accedere attraverso i numerosi sentierini che vi si addentrano.
Da subito il bosco supera ogni aspettativa, il suolo è completamente coperto di pietre di varie dimensioni a loro volta ammantate da morbidi tappeti di muschio, alcuni massi di dimensione colossale, posti verticalmente, lasciano a bocca aperta pensando alla fatica ed alla dedizione che ci devono essere voluti per issare un monolite di tali dimensioni e ciò fa pensare che veramente questo bosco doveva essere un luogo eccezionale e questa eccezionalità si respira ad ogni passo, l’atmosfera che si respira in questo bosco è davvero difficile da spiegare, ogni passo ne ispira un’altro, le querce, le Betulle e qualche Pino sono le pareti di questo tempio naturale il cui soffice pavimento di foglie accoglie amanite ed altre svariate qualità di funghi, oltre che le citate pietre.
Ci aggiriamo per un’ora abbondante fra gli alberi e le rocce, alcuni monoliti ancora in piedi sono davvero imponenti tanto da aver attirato alcuni boulderisti che sulle loro asperità hanno tracciato linee di salita interessanti.
Con il sole che comincia a sbiadire ci mettiamo a cercare il Cromlech ma le indicazioni che abbiamo non sono molto precise, il tempo passa e la preoccupazione di doversene andare senza aver trovato quello che stavamo cercando ma poi un’intuizione, decido di scendere fra dele betulle fra le quali avevo individuato una pista, pochi passi ed ecco che in un’ampia area aperta mi si pone innanzi la fila di pietre infisse al suolo; l’emozione è notevole, l’area è molto suggestiva e la luce prossima al tramonto dona un’ulteriore aura di misticismo al luogo; decido di arrampicarmi su un bel faggio per dar un’occhiata dall’alto alla zona.
Scattate lo foto di rito ed esplorato sommariamente l’area circostante (una seconda visita sarà d’obbligo) ci avviamo felici verso la macchina, sazi di bosco e di mistero.