L’occupazione del Comune di Carrara è arrivata al suo quarto giorno. Tanti cittadini, esasperati dall’ultima alluvione, sabato scorso avevano dato vita ad una manifestazione davanti al comune. Sin dal mattino qualche manifestante aveva occupato la sala consiliare. L’occupazione di massa è scattata intorno all’una, quando il sindaco ha deciso di affacciarsi alla finestra, dichiarando che sia lui sia la sua giunta non si consideravano responsabili dell’accaduto. I pochi carabinieri di guardia alla scalinata d’accesso al comune hanno capito al volo e, dopo aver messo al sicuro il sindaco, se ne sono andati. Diverse centinaia di persone fanno a turno nella sala occupata. Qualche politico sperava che la protesta facesse da volano per la nascita di una lista civica, ma si è presto disilluso di fronte alla determinazione dell’assemblea popolare ad autogestire la lotta e la gestione dell’emergenza. E’ nata l’assemblea permanente dei cittadini di Carrara, con riunioni quotidiane ogni giorno alle 18. I partecipanti hanno dato vita a vari gruppi di lavoro e si sono dotati di un ufficio di comunicazione, con il compito di trasmettere all’esterno le decisioni dell’assemblea. A Carrara ci sono state 11 alluvioni in quattro anni che, sommate a quelle dei paesi vicini, arrivano ad un’alluvione all’anno. Al di là di qualche intervento tampone è stato fatto poco o nulla. Questa volta, grazie all’abbassamento dell’alveo del fiume Carriona e all’innalzamento degli argini, il centro storico si è salvato dall’inondazione, ma la frazione a mare di Marina è stata investita in pieno. I tanti volontari che sono immediatamente accorsi per dare una mano cercando di salvare qualcosa, si sono trovati di fronte scene di grande desolazione: in numerose case poco o nulla era sfuggito alla furia delle acque. La rabbia è tanta, perché è forte la consapevolezza che il dissesto idrogeologico non può essere affrontato con provvedimenti tampone, ma servirebbero interventi strutturali, che potrebbero mettere in discussione interessi molto forti. In primis quelli dei padroni delle cave che ad uno sfruttamento intensivo uniscono la vendita degli scarti di lavorazione, un tempo lasciati sul fianco della montagna ed oggi venduti per il mercato dei carbonati di calcio. La tradizione libertaria di Carrara, una radicata attitudine a fare da se, hanno innescato una risposta forte, che al di là della protesta e della rabbia, sta costruendo un percorso di autonomia, che mette in difficoltà il governo della città e chi ambirebbe a prenderne il posto. Ne abbiamo parlato con Donato, un compagno che, come tanti, sin da giovedì scorso ha spalato fango a Marina, e, da sabato, partecipa all’occupazione e all’assemblea permanente. Il nome scelto non è casuale. E’ lo stesso che i cittadini di questi territori si diedero per la lotta contro la Framoplant, impianto chimico che ha avvelenato per decenni l’ambiente e chi ci abitava. Dopo 12 anni di lotte la Farmoplant chiuse i battenti. Ascolta la diretta con Donato:
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