Premessa:
Marzo, approfittando della visita ai miei parenti in Toscana decidemmo di partecipare ad un presidio organizzato da “Salviamo le Apuane” (associazione dalle idee alquanto poco condivisibili in ordine alla “riqualificazione” delle Apuane ma che si batte per la chiusura delle cave) indetto contro lo scempio indiscriminato dell’estrazione marmifera e che si sarebbe tenuto a CampoCecina, una zona dei monti carrarini con vista sulle cave.
Il ritrovo era fissato per le 11 sul posto, e per arrivare erano segnalate tre possibilità; si poteva giungere in auto, per un breve sentiero, o dopo una camminata di circa tre ore e questa era l’opzione per la quale avevamo optato. Si trattava quindi di partire prima delle 7 da Pistoia in modo da essere puntuali al randez-vous apuano che era fissato per le otto.Ci siamo svegliati alle 10…
Abbiamo comunque deciso di muoverci verso le Alpi, decisi ad intercettare il gruppo presso CampoCecina. Missione fallita un po perché la diavoleria satellitare che avrebbe dovuto portarci in loco è impazzita, un po perché avevamo voglia di camminare e l’idea di farsi portare a destinazione da una scatola di metallo su ruote non ci allettava. Abbiamo quindi deciso di raggiungere le cave per conto nostro, considerando anche l’orario di partenza, le 13, che non ci lasciava molto margine d’escursione. Di seguito il resoconto della nostra uscita, alla quale si sono aggregati anche mio fratello e mio cuginetto di 14 anni.
Itinerario: Colonnata – Cima d’Uomo e ritorno
Arrivati casualmente a Colonnata, dopo aver attraversato un paesaggio reso già lunare dalle numerose cave che stanno consumando queste splendide montagne,
abbiamo attaccato il primo sentiero trovato, nello specifico il 195 che abbiamo scoperto in seguito portare a Cima d’Uomo (o d’uovo, come la chiamano i paesani a causa della sua forma) . L’itinerario completo realizzerebbe un anello che scendendo verso Vergheto riporta a Colonnata, ma noi abbiamo deciso di salire e tornare dallo stesso tragitto. L’idea era quella di seguire il sentiero che costeggia, in pratica, le Cave Gioia, che hanno decisamente devastato la zona.
Difficoltà EE per alcuni tratti esposti di sentiero e per il dislivello che non è molto, circa 430 metri, ma che si sviluppa in poco tragitto e che quindi rende la salita piuttosto ripida, resa per il primo tratto più impegnativa dai tratti di roccia bagnata a causa della pioggerella.
L’attacco del sentiero ci ricorda che quelle sono state zone di resistenza, e che la memoria di chi ha combattuto è ancora viva.
Il panorama lungo la salita è epilettico, sulla nostra destra le vette innevate e bellissime, sulla nostra sinistra un’immensa ferita bianca che colpisce a morte una montagna una volta splendida.
Il sentiero è molto bello, al primissimo tratto nel bosco si sostituisce una salita lungo il crinale che porta verso Cima d’Uomo dove si alternano brevi salite su roccia a tratti di sentiero. C’è sempre da prestare attenzione sia per la pioggerella che ha reso viscida la pietra, sia per alcuni tratti di sentiero dove cadere vorrebbe dire farsi un bel voletto.
Fortunatamente dopo una mezz’ora di cammino il tempo ha deciso di migliorare e il sole di mostrarsi. Il sentiero è esposto precisamente a Sud, il che ha reso l’affacciarsi del disco solare un toccasana per la mia cervicale. Il panorama, se non fosse per le cave, sarebbe splendido, davanti a noi vette innevate, dietro un fantastico colpo d’occhio sul mare, reso argentino dai riflessi del sole sull’acqua.
Il sole ci fa compagnia per quasi tutto il tragitto. Solo arrivati a Cima d’Uomo si sono cominciati ad avvicinare dei nuvoloni neri che ci hanno fatto propendere per una sosta più breve del previsto prima del rientro. Fortunatamente non è piovuto e la discesa è stata più che agevole, anche grazie al sole che aveva asciutto i tratti che in salita erano fradici d’acqua. Che dire.
L’ennesima giornata bellissima su quelle che ritengo le mie montagne, sia per averle frequentate da piccolo che per mille altri motivi. Il mio cognome è originario anche di quelle zone, come tante delle idee che mi accompagnano quotidianamente hanno negli anni trovato asilo fra le guglie apuane.
Anche ora che abito su altre alpi, in altre zone, appena potrò certamente tornerò ad allacciarmi gli scarponi là dove prima o poi -e ne sono certo- finirò a vivere, almeno per un po. Per ora un abbraccio a chi sta lottando per salvare dalla distruzione queste montagne splendide ed affascinanti ed un consiglio a tutti, se non ci siete ancora stati andateci, ve ne innamorerete!
Se volete vedere qualche altra foto della devastazione causata dalle cave le trovate qui: FOTO APUANE