Da qualche tempo la mia attenzione si è spostata sui materiali naturali presenti nella zona dove vivo ed adatti all’intreccio di cordame; fibre classiche come l’Ortica ed il Rovo sono assai conosciute e se ne trova menzione in molti manuali e siti -questo blog compreso- dedicati alle pratiche boschive, sono però convinto che esistano anche fibre meno conosciute o ignorate che però potrebbero essere utili allo scopo in questione e nell’ultima uscita sono incappato proprio in una di queste ovvero le foglie secche dell’Iris germanica, detto anche Giglio blu, un fiore che quasi tutti hanno visto almeno una volta nella vita e che tanti/e potrebbero avere nel proprio giardino.
Questo fiore è piuttosto diffuso sulle Alpi Cozie, da quel che ho capito parlando con gli anziani del luogo si tratta di un fiore che veniva piantato nei giardini, appunto, ma sovente anche nelle vigne per dar colore e segnare talvolta il confine dei poderi.
Con il progressivo spopolamento dell’alpe, quindi con il reinselvatichimento di grandi aree montane, e grazie alla capacità delle piante di “spostarsi” negli anni, possiamo trovare questo bel fiore su rupi, radure boschive o a margine dei sentieri e, ovviamente, in nuovi boschi un tempo coltivati.
Si tratta di un bel fiore viola presente su tutto il territorio italiano,
dal piano sino a circa 1000 metri d’altitudine. Può raggiungere il metro d’altezza, le foglie sono lanceolate e piuttosto lunghe, percorse per tutta la superficie da sottili fibre e creano una sorta di “nido” attorno al fusto dell’infiorescenza; sono decidue, il che vuol dire che seccheranno in Autunno e ne spunteranno di nuove in Primavera, ciò significa che potremo raccogliere il materiale secco senza danneggiare la pianta.
Cosa si usa:
Le foglie secche.
Si tirano dolcemente in modo da estrarle dal terreno, la parte basale sarà più umida, se ce ne fosse una parte ancora pregna di clorofilla, quindi bagnata e “ciccia”, questa porzione andrà asportata e verrà tenuta solo la parte disidratata che risulterà flessibile e resistente.
Procedimento:
Il trattamento delle foglie prima dell’intreccio è quasi nullo, si possono ammorbidire manipolandole con le mani per allentare leggermente le fibre e, se si desidera cordame più sottile, si possono separare facilmente le foglie per tutta la lunghezza.
Una volta preparate le foglie possiamo procedere ad un classico intreccio da corda, il medesimo che ho descritto QUI.
La lavorazione di queste fibre è agevole, più semplice di quelle dell’Ortica, sia come preparazione che come necessaria manualità.
Il cordino che ne risulterà sarà piuttosto resistente, adatto per legature di paleria. Il risultato finale sarà un cordame piuttosto estetico, dal colore paglierino e lucido, piuttosto rigido.
Come prova di resistenza ho legato uno spezzone di cordino di Iris ad un albero con un nodo scorsoio,
all’altra estremità ho realizzato un barcaiolo su un moschettone al quale ho appeso lo zaino che in questo frangente pesava sui 10 Kg abbondanti.
In zona è presente anche il Giglio giallo, le foglie sono simili e suppongo che possano essere lavorate parimenti, come tutte le foglie degli altri fiori della famiglia.
Il pregio dell’utilizzo del Iris è che ogni pianta ci regalerà parecchio materiale da intrecciare e che necessiterà di poca lavorazione preliminare, risulteranno inoltre piuttosto agevoli le operazioni di raccordo delle fibre da intreccio, il che non è affatto male, visto il tempo che comunque ci vuole, si sia esperti o meno, a realizzare uno spezzone di corda.
Questo è quanto, alla prossima.