Qualche settimana fa A. mi propose una gita in notturna verso il bivacco Fugera, posto in posizione panoramica sulla Valle di Susa; l’idea di salire a godersi la prima Luna piena di Gennaio mi allettò non poco.
Ci siamo.
La giornata è perfetta, da qualche giorno il cielo è sereno e lo zaino, pronto dalla mattinata nonostante l’appuntamento con i due amici che mi sopporteranno per queste due giornate (o meglio, per una notte ed una mattina) sia alle 20, non è nemmeno troppo pesante anche se so già che i 700 metri di dislivello da affrontare, distribuiti su un sentiero non lunghissimo mi faranno cambiare idea; da tempo non attacco pendenze impegnative con zaini importanti e per di più sto combattendo da qualche giorno con un’influenza che sta tentando di vincere le mie difese ma insomma, se ci sarà da faticare si faticherà.
È sera.
Ci incontriamo come da accordi innanzi alla chiesa di Foresto, la temperatura di -1 è più mite del previsto e soprattutto l’aria è ferma, niente vento, una bella e gradita sorpresa.
Trasferiti gli zaini sul fido pandino ci dirigiamo verso Case Trucco, da li comincerà la nostra salita ma l’avventura inizia ben prima poiché la strada sterrata per arrivare alla piazzola dove parcheggeremo e più adatta ad un fuoristrada che ad una Panda a trazione anteriore ma un po’ di pazienza, qualche imprecazione alla toscana ed una discreta fortuna fanno si che passato il passaggio più critico la nostra squadretta arrivi al punto d’attacco del sentiero che, maledizione, sale immediatamente ripido; A. parte come suo solito deciso e per i primi 5 minuti riesco a tenere il passo, poi niente, la scarsa forma ed il peso dello zaino mi fiaccano immediatamente, devo respirare, gentilmente An. si ferma a scambiare due parole mentre elemosino fiato, mi rendo conto che questa volta sarò la zavorra del gruppo, chiedo quindi ai due di avviarsi ma, come immaginavo, rifiutano.
Ripartiamo, io chiudo la fila, il sentiero sale ripido e sassoso ma le suole mordono bene e non si scivola, la temperatura è forse scesa un poco ma complice lo sforzo sento un discreto caldo; fortunatamente avendo calibrato bene gli strati di vestiario di sudore non c’è traccia.
Nonostante la fatica riesco a godermi il bel bosco che stiamo attraversando e le frequenti soste per far rifornimento di ossigeno mi permettono di ammirare le due facce del panorama, dietro di me il fondo valle con le sue luci odiose, ed innanzi il bosco sovrastato da imponenti pareti rocciose.
Il bivacco Fugera (1556Mt), nostra meta per la notte e ora ristoro per gli escursionisti, un tempo era parte di un alpeggio non distante dalle cave di marmo verde che tanto lustro hanno dato a questi monti, ma prima del rifugio c’è ancora da salire e salire.
La notte è luminosa e la luna quasi piena (quella vera e propria sarà il giorno dopo) ci permette di salire senza l’ausilio delle frontali, il pallido lucore emanato dal satellite bagna latteo ogni cosa appiattendo ombre ed asperità. Si intravedono le prime tracce di neve, mentre sul fondo valle comincia a calare un velo di umidità.
Arranco ma non demordo, A. e An. Decidono di assecondare il mio desiderio ed allungano il passo, ciò mi permette di fermarmi ogni tanto ad ascoltare il silenzio del bosco che è totale, nessun movimento, nessun uccello notturno, sembra di essere immersi in una camera anecoica, non foss’altro che per il suono cadenzato dei passi e dei bastoncini che percuotono il suolo.
Mentre ci accingiamo a giungere al cospetto di un’imponente parete rocciosa la neve si fa più copiosa, la sua consistenza è ottima, né troppo molle, né troppo crostosa, perfetta.
Attraversiamo ora un tratto in falsopiano all’interno di un boschetto di pini silvestri segnati ancora dal gigantesco incendio che nel 2017 arse per 8 giorni in buona parte della bassa valle, i tronchi anneriti hanno però tenacemente preservato una traccia di vita ed ora i vedi aghi sono tornati a crescere rigogliosi là dove la sciagurata mano umana ha tentato di cancellarli per sempre, si perché gli incendi di quella stagione furono follemente dolosi; penso a tutto ciò mentre attraverso silenzioso questo monumento alla resistenza, innanzi le pareti si fanno sempre più incombenti.
Ora che gli alberi sono più radi la neve riflette con vigore i raggi della luna che illuminano magnificamente ogni cosa, l’ambiente favolesco incentiva pensieri e discorsi pervasi di una straripante dose di fantasia, racconti di uscite, incontri con animali, luoghi e sensazioni che solo il selvatico riesce ad ingenerare.
Cominciamo ad intravedere quella che sembra una sorta di cresta, da quelle parti ci dovrebbe essere l’agognato bivacco, ma c’è da salire ancora ed il sentiero non molla più, dopo il breve tratto di falso piano fra i pini infatti ha continuato vieppiù ad impennarsi senza soluzione di continuità.
Vorrei fare qualche foto ma la macchina è sequestrata nello zaino e di scaricarmelo dalle spalle non ho voglia e pazienza, scatterò qualche immagine una volta giunto a destinazione.
Ora il terreno è bello duro ma non c’è quasi ghiaccio superficiale e quel poco presente è fortunatamente evitabile, la neve scricchiola. Vediamo una tenue luce in lontananza proprio davanti a noi: poco più in alto, è bianca e fissa, che sia il bivacco? Le gambe riprendono vigore stimolate dalla possibilità di sgravarsi del peso dello zaino e della meritata cena, con annessa birretta di ordinanza.
Ci siamo!
Non avevamo sbagliato, la luce, in realtà due, sono attaccate fuori dal bivacco, paiono di quelle da giardino alimentate a luce solare, qui non c’è allaccio elettrico ovviamente, tanto meno idrico.
Finalmente ci siamo, l’interno del Fugera è nuovo di pacca, inaugurato appena a Novembre dopo il restauro, odora ancora di resina di Abete; all’interno due tavoli ed una stufa che accendiamo immediatamente, una credenza ed un fornello a due fuochi alimentabile a gas, ma non ho visto bombole, uno stendino per gli abiti umidi ed un discreto quantitativo di moduli in CFC. la temperatura esterna è difficilmente valutabile da accaldati, ma sicuramente saremo intorno ai 5 o 6 gradi sotto zero, tutto sommato “caldo” rispetto alle aspettative.
Finalmente cena: primo giro di Noodles al Curry, poi Cous-Cous con sugo ai peperoni il tutto accompagnato da birra e tisana. Cucinare sulla stufa è sempre piacevole, il cibo ne acquista in bontà, o forse è solo la fame, chissà.
Fuori il panorama è clamoroso: di fronte a noi l’Orsiera, poco più a Sud-Ovest il Colle delle Finestre, in basso la valle con le sue luci che correndo verso est lasciano intravedere addirittura Torino, a nord invece il panorama cambia decisamente con i suoi canaloni, la sue creste e le pareti rocciose imperlate di neve. Ora si è il momento di qualche foto in notturna, il cielo è splendido e nonostante la luna luminosissima sopra di noi la costellazione di Orione non è certo timida nel mostrarsi, le foto non saranno fermissime, non ho nessuna sorta di cavalletto, ma non è un gran problema.
Dopo il secondo giro di birra e tisana e qualche morso di cioccolato giunge il momento di pensare alle nostre zone notte, sono quasi le 2 e la mattina la sveglia suonerà alle 6,30.
Ci sistemiamo sulle panche che corrono sui tre lati del tavolino principale, srotoliamo materassini e sacchiletto. Non tardiamo ad addormentarci.
La notte passa tranquillamente, nel mio sacco ho quasi caldo, faccio strani sogni.
6,30, sveglia!
Mi alzo prontamente e in pochi minuti la stufa è nuovamente accesa, sale velocemente in temperatura così da permetterci di scaldare la tisana avanzata, il caffè invece proviene da un termos che l’ha tenuto caldo dalla giornata precedente.
Fuori albeggia, e ne approfitto per scattare giusto un paio di foto,
l’aria è frizzantina ma, come la giornata precedente, non particolarmente fredda. Ancora un sorso di tisana, poi è il momento di rifare gli zaini, di rassettare il bivacco e di scattare un ricordo di gruppo con la mia fida macchinetta, per le otto siamo nuovamente in marcia.
La discesa corre via tranquilla fra chiacchiere e risate, poi giunti nuovamente a Foresto ognuno andrà per la sua strada e la mia porterà allo studio di S, osteopata di fiducia con il quale ho appuntamento.
Che dire, posto splendido, compagnia superba, è valsa la pena di sputare i polmoni, vieppiù perché questa esperienza ha fatto tornare la voglia di confrontarsi nuovamente con i dislivelli importanti da alternare alle solite peregrinazioni boschive.
Questo è quanto, la prossima volta sarà nuovamente bosco o chissà.