GLI ANIMALI NON SONO MERCE
PROTESTE CONTRO IL MIFUR E L’INDUSTRIA DELLA PELLICCIA 
L’industria della pelliccia, la cui filiera sempre più globale è al servizio della moda, della vanità e del consumismo della cultura bianco-occidentale, da secoli tortura e massacra milioni di animali allevati o catturati per la loro pelliccia. Animali selvatici come volpi e visoni vengono imprigionati e stipati in minuscole gabbie di allevamenti intensivi. Spesso non trovano rassegnazione e continuano a cercare una via di fuga, mordendo e grattando le sbarre delle loro celle. I visoni, per esempio, colgono l’occasione e corrono verso la libertà senza esitazione quando delle persone, in loro solidarietà, decidono di aprire le gabbie.
Dal 3 al 6 marzo 2015 alla fiera di Rho (Mi) si terrà l’annuale “Salone Internazionale della pellicceria e della pelle-Mifur” dove si riuniranno molte delle persone che più lucrano su quest’industria (stilisti, commercianti di pellicce, allevatori, ecc). Per loro gli animali sono solo cose e i loro corpi vengono trasformati in soldi: roviniamo la festa agli assassini e urliamogli in faccia cosa pensiamo del loro sporco lavoro!
venerdì 6 marzo, dalle 14 protesta contro il Mifur davanti ai cancelli della fiera di Rho, ingresso Est (RHO-FIERA M1)
sabato 7 marzo, presidi davanti alle pelliccerie a Milano:
dalle 15: Eivissa, via Melzo 34 (PORTA VENEZIA M1)
dalle 16: Simonetta Ravizza, via Montenapoleone 1 (SAN BABILA M1)
dalle 17: Pikenz, corso Matteotti 1/a (SAN BABILA M1)
dalle 18: Chierichetti, via San Giovanni sul Muro 9 (CADORNA M1 - M2)
Liberazione animale è liberazione da ogni forma di oppressione. Non tolleriamo nessun comportamento o attitudine fascista, transfobica, sessista, razzista e omofoba.
La lepre, per la liberazione animale, umana e della terra.

Non è semplice sintetizzare in un articolo la questione valsusina ed il ruolo che gli anarchici – alcuni – si sono “ritagliati” al suo interno, la faccenda è molto ampia ed articolata, ci limiteremo quindi a dare la nostra chiave di lettura su certe dinamiche che abbiamo potuto osservare in alcuni anni di permanenza nella famigerata “valle che resiste”. In primis necessita mettere in luce quello che è il modus operandi che i detentori della linea politica di movimento hanno impostato/imposto e che portano avanti, con buona pace degli anarchici/notav.


