Uno dei primi e più noti critici della civiltà delle macchine diceva che attraverso la tecnologia il mondo viene servito a domicilio, che nessun mezzo è soltanto un mezzo, che i mass media ci plasmano qualunque sia lo scopo per cui li impieghiamo. I suoi libri proteggono dalla polvere le librerie di parecchi sovversivi, i quali apprezzano e ricordano le sue tesi tanto quanto le disprezzano e le dimenticano. Altrimenti non si capirebbe perché, quando vogliono sapere cosa accade nel piccolo mondo del movimento, accendono il computer e guardano uno o due siti. Perché è lì e solo lì che a loro avviso è reperibile la realtà. Ciò che esiste è ciò che si legge in rete. Ciò che non si legge in rete non esiste. Si tratta di una convinzione che provoca lo scatenamento di una competizione al fine di esserci (in rete), inondando la mail di questi uno/due siti con comunicati, riflessioni, considerazioni, annunci. Più volte vi compare il nome del proprio gruppo o della propria città, più ciò certifica al mondo intero la propria presenza, il proprio dinamismo, la propria buona azione quotidiana: «Noi sì che facciamo le cose!». E chi ha il cattivo gusto di annunciare una propria iniziativa solo con manifesti murali, chi ha la scostumanza di distribuire un volantino solo a mano, chi ha la malacreanza di non sbandierare ciò che ha fatto, chi ha la dabbenaggine di non usare la rete o di farlo solo saltuariamente? Allora, è un parolaio che non fa (più o meno) nulla.
Perché, come già detto qualche tempo fa, un fatto esiste solo nella misura in cui viene reso pubblico dai media. E un fatto di movimento esiste solo nella misura in cui viene reso pubblico dai media di movimento, o perché i loro curatori lo riprendono dai media di Stato o perché sono resi edotti attraverso una mail. Ciò significa che tutto ciò che viene taciuto dai mass media non esiste, a meno di essere salvato da una mail inviata al “movimento”. Ciò significa che tutto ciò che viene mistificato dai mass media non esiste, a meno di essere salvato da una mail inviata al “movimento”. Ciò significa che anche tutto ciò che viene chiaramente riportato dai mass media non esiste, a meno che non venga riportato anche dal “movimento”. Il che non sempre avviene.
Un anno fa, il 21 dicembre 2013, un incendio ha danneggiato il sistema comando e controllo che regola la circolazione ferroviaria di Bologna. I mass media ne hanno dato notizia, parlando esplicitamente di sabotaggio. Addirittura, quel giorno stesso, il tabellone della stazione ferroviaria di Bologna avvisava i passeggeri che ritardi e disagi erano da attribuire ad un attentato avvenuto. Ma non essendo poi stata ripresa la notizia da questi uno/due siti di movimento, in quanti sono al corrente di questo sabotaggio? Probabilmente, più i poliziotti che i sovversivi. Forse la notizia è sfuggita a chi collabora con i siti di movimento. Forse era pure sospetta, considerata la grande visibilità che le era stata data e considerato che il dominio tende a tacere simili episodi. Non lo sappiamo. Sappiamo solo che si tratta di un esempio che dovrebbe far riflettere coloro che pensano di sapere cosa accade, nel grande mondo della società così come in quello piccolo del movimento, accendendo il computer. Non tutti sono disposti o interessati a inviare una mail per salvare un’azione dall’oblio. Peggio per loro, certo: evidentemente, non fanno nulla.
Da parte nostra consideriamo questa ritrosia più che comprensibile, soprattutto quando appare sempre più chiaro che la virtualità reale in cui siamo immersi riesce a banalizzare qualsiasi atto. A tal punto che un Fatto, per esistere, non ha nemmeno bisogno di essere compiuto davvero: basta che compaia in rete. Si potrebbe andare in una zona del tutto sperduta, dare fuoco a un cassonetto della spazzatura, appendere uno striscione, fare un paio di fotografie, scrivere un testo con retorica di moda, inviare il tutto a un paio di siti, ed ecco che l’azione è bella che fatta! Fuoco e fiamme, il suo autore esiste! O forse è già successo? Invece chi incendia per davvero una qualche struttura del dominio, ma i media tacciono quanto accaduto o ne danno la colpa a guasti tecnici o a racket criminali, non ha fatto nulla, non ha combinato nulla, non ha agito. Non esiste. Povero sfigato, così impara a non farsi un selfie!
Se il continuo ed assordante chiacchiericcio insinua il dubbio sulla significatività della parola, allo stesso modo la continua e accecante spettacolarizzazione insinua il dubbio sulla significatività dell’atto. Sconforto tentatore, contro cui reagire e combattere! Il silenzio non può essere la sola alternativa al brusio mediatico, l’immobilità non può essere la sola alternativa alla mistificazione virtuale. Ma come ridare un senso alle parole e alle azioni?
Intanto, ad un anno di distanza, è avvenuto un altro sabotaggio, questa volta su una linea ferroviaria alle porte di Firenze. Ma non è solo perché ne stanno parlando i mass media o lo annotiamo noi qui ora che la sua esistenza è assodata.
[22/12/14]