Mini guida: Raccolta della corteccia di Betulla

La corteccia di Betulla, com’è risaputo da tutti i marinai di foresta, è un’ottima risorsa sotto vari punti di vista e la più conosciuta ed utilizzata, almeno ai nostri tempi, è quella che la vede come un ottimo accendi fuoco perché prende facilmente anche da bagnata e brucia a lungo.

L’utilizzo tradizionale dei nativi americani la vedeva come materiale per la realizzazione delle loro canoe, mentre nei paesi dell’Europa del nord gli utilizzi erano e sono molteplici, dalla realizzazione di foderi per accette e coltelli, al confezionamento di bei contenitori.

Qualsiasi uso si voglia farne probabilmente dovremo raccoglierne un po’, anche soltanto per la versatilità d’uso, io ad esempio quando incontro delle Betulle raccolgo sempre una tasca di corteccia in modo da averne sempre sia nel kit accendi-fuoco che ho nello zaino, sia per l’accensione della stufa di casa, visto che qui in montagna ci scaldiamo ancora a legna.

La Betulla è una pianta soggetta all’attacco di vari parassiti e funghi quindi consiglierei di concentrare la raccolta su piante cadute o comunque morte in piedi per evitare di danneggiare accidentalmente delle piante sane; la raccolta della corteccia da pianta viva non ne decreta la morte, sia chiaro, ma la procedura di distacco dev’essere eseguita con attenzione senza intaccare troppo la sotto-corteccia, direi dunque di far pratica prima con piante già compromesse. Personalmente raccolgo quasi esclusivamente da piante morte.

Qualora trovassimo una betullaia, grande o piccola che sia, troveremo in compresenza piante sane e vive e molte altre cadute da più o meno tempo e raccoglieremo da queste, anche perché la corteccia di questo splendido albero sarà l’ultima cosa a decomporsi imperocché il suo alto contenuto di resine ed olii farà si che la marcescenza la riguardi solo dopo molto tempo, non è raro trovare “tubi” di corteccia completamente svuotati dal legno oramai decomposto e se dobbiamo usarne solo per accendere il fuoco beh, questa corteccia, anche se secca e sbrindellata farà ampiamente al caso nostro.

Diverso il caso se volessimo invece usare la corteccia per realizzare manufatti, perché in questo caso avremo bisogno di materiale con determinate caratteristiche e con dimensioni più generose; anche in questo caso la prima scelta dovrebbe essere orientata verso materiale da pianta morta perché come detto la corteccia rimarrà longeva per molto tempo e se abbiamo la fortuna di abitare vicino ad una colonia di Betulle il consiglio è quello di farsi un giro dopo piogge prolungate, vento forte o temporali, perché potremmo così incappare in piante cadute di fresco e questo perché la Betulla ha radici superficiali e capita spesso che in determinate condizioni cadano, seppur sane.

L’ultima Betulla dalla quale ho raccolto, caduta di fresco dopo un periodo di temporali insistenti.

Passiamo ora al metodo di raccolta, che vale sia per le piante morte che, se proprio non se ne può fare a meno, per la raccolta da piante vive.

Strumenti:

– Un buon coltello affilato, nulla di più.

Come procedere:

Una volta individuata la pianta dalla quale raccogliere incideremo la corteccia lungo il tronco, parallelamente, la lunghezza del taglio dipenderà da quanta corteccia ci serve e da eventuali danni o escrescenze su di essa che potrebbero comprometterne la raccolta o l’uniformità della superficie.

Procederemo susseguentemente ad eseguire, in prossimità dei vertici del primo taglio, delle incisioni ortogonali, non importa che siano troppo lunghe o che seguano il diametro del tronco, la corteccia seguirà comunque questa sorta di guida di taglio.

I due tagli che si incrociano

Quanto affondare la lama? Si impara con l’esperienza, ma generalmente da 0,5 a 1mm, almeno per quanto riguarda le raccolte qui nella mia zona. Conviene procedere per tentativi e non affondare subito decisamente la lama, proprio per evitare danni accentuati alla sotto-corteccia -in caso di pianta viva- che causerebbe problemi di salute alla Betulla. Se la pianta è morta potremo invece agire con più forza da subito.

Una volta eseguiti i tagli procederemo a scalzarne i bordi utilizzando il coltello e lo faremo a partire da uno degli angoli marginali delle nostre incisioni.

Personalmente, come si vede nell’immagine, tengo il filo rivolto verso l’esterno del margine per evitare di danneggiare la superficie interna della corteccia. Questa procedura va eseguita con una certa delicatezza. Scalzeremo tutto il margine del taglio per non meno di un centimetro di profondità e per tutta la lunghezza del nostro primo taglio.

Realizziamo ora uno “scalzino” che ci aiuterà a staccare meglio la corteccia là dove incontreremo delle resistenze date da piccole escrescenze o cicatrici della superficie.

Creiamo quindi una punta a scalpello su un bastoncino, con una parte più piatta ed una più inclinata, a sezione dovrebbe avere un angolo, almeno per la mia esperienza, di circa 60 gradi.

Eliminiamo gli angoli vivi ai margini per evitare che possano danneggiare la nostra corteccia.

Ecco lo scalzino realizzato con una porzione di ramo della stessa Betulla.

Inseriamo lo scalzino sotto la corteccia e cominciano a muoverlo nel senso della lunghezza di taglio contestualmente spingendolo delicatamente in profondità con un movimento oscillante, mentre con l’altra mano solleveremo la corteccia;

appena sarà possibile potremo velocizzare le operazioni usando come scalzino direttamente la mano facendo attenzione ad eventuali punti di resistenza che potrebbero essere dati sia da piccoli nodi o escrescenze sul legno, sia da cicatrici della corteccia, in questo caso dovrà tornare in gioco lo scalzino e dovremo essere particolarmente delicati.

Così facendo potremo raccogliere la corteccia della quale necessitiamo.

Una buona raccolta…

Conservazione:

Dopo poco dal distacco la corteccia tenderà ad arrotolarsi; se giungessimo a casa entro alcune ore potremo semplicemente riporla sotto dei pesi o in una cartellina per mantenerla a guisa di foglio, ma qualora ce ne dimenticassimo e seccasse arrotolata, o se ne avessimo raccolta di seccata nel bosco e quindi già in questa forma il problema sarebbe relativo, qualche minuto in ammollo in acqua calda e la nostra corteccia tornerà lavorabile.

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Questo è quanto, buone raccolte e buoni boschi.

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