“Mi piazzo dalla parte giusta per identificare il nemico” Kabal, Hostile
La questione “contro chi lottiamo” può sembrare semplice, ma quando si tratta di definire i nostri obiettivi, ci si rende conto che le risposte sono più complesse di quanto immaginassimo in partenza. Padroni, multinazionali, governi e forze dell’ordine sono chiaramente nostri avversari, ma che ne è di tutti gli attori ambigui e di tutti coloro che approfittano delle strutture del dominio?
Quando ci si pone la questione «con chi lottiamo», questa problematica diventa in effetti cruciale. Non si tratta di distinguersi ad ogni costo o di stilare dei certificati di radicalità, ma piuttosto di rendersi conto che, finché
delle componenti coinvolte nelle lotte parziali difendono gli interessi della loro classe sociale o altri privilegi a discapito di altre persone implicate, come si è potuto vedere a più riprese, queste lotte perdono il loro senso. Aldilà delle esclusioni che possono generare, questi interessi e privilegi danno spazio a tutti i fenomeni che disarmano la contestazione e in cambio la integrano nel sistema.
Si può essere d’accordo nel lottare tutti e tutte contro Monsanto, ma ci sarà inevitabilmente un punto di rottura tra coloro che lottano contro Monsanto e contro tutte le forme di dominazione e i partiti o le organizzazioni che lottano contro Monsanto e per uno Stato socialista o per la green economy (vedi la critica su Rizoma n°3). Spesso è intorno alle azioni dirette non politicamente recuperabili che si cristallizza questa rottura.
Sono domande che continueranno a passarci in testa, la ricerca d’interlocutori/trici con cui affrontare il capovolgimento di questo mondo, ma è chiaro che non esisterà mai un «soggetto rivoluzionario» particolare. La rivolta contro gli OGM, per esempio, non può essere condotta unicamente dalle persone che coltivano, poiché queste tecnologie fanno parte di un insieme ben più vasto degli attacchi contro la nostra autonomia che toccano tutti gli aspetti delle nostre vite. Possiamo trovare dei/delle complici ovunque esista il desiderio di libertà.
Rimane il fatto che l’autonomia contadina è il bersaglio specifico degli OGM in agricoltura e che la collaborazione degli imprenditori agricoli che hanno ben integrato i principi del capitalismo come il produttivismo, è una chiave essenziale per l’imposizione di queste tecnologie. L’Unione Svizzera dei Contadini presenta un perfetto esempio: si posiziona contro gli OGM fintanto che i consumatori non ne vogliono, e ha sempre affermato che la sua posizione cambierebbe se ne vedesse un vantaggio economico per i suoi membri. Da quest’attitudine corporativa consegue che non possiamo assolutamente contare su una tale organizzazione in una prospettiva di emancipazione globale.
Questo numero di Rizoma vi propone d’approfondire la riflessione sulle questioni di classe, una riflessione stimolata particolarmente da una lettera inviata al giornale (vedi<<Nel letame con entrambi i piedi>>). Ne approfittiamo per dire che lasciamo volentieri spazio a contributi esterni, sottolineando che l’editoriale è il solo testo che riflette le opinioni dell’insieme del collettivo Rizoma. Siamo molto felici di leggere i riscontri che riceviamo e apprezziamo gli scambi, le discussioni e le riflessioni collettive, in particolare perché ci permettono di ripensare e di affinare i nostri interventi.
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fonte: rhizom.noblogs.org