Da Montagna.tv:
EL CHALTEN, Argentina – In cima al Cerro Torre dalla via dei Ragni da solo e slegato: questo Markus Pucher l’aveva già fatto l’anno scorso, in una giornata di bel tempo, durante la quale altri alpinisti si trovavano sulla via. L’elemento che mancava quella volta e che invece c’era pochi giorni fa, quando ha ripetuto la stessa salita, erano le condizioni meteo proibitive, ovvero una forte bufera. Rolando Garibotti, il primo a dare la notizia sul suo sito Pataclimb, ha descritto l’impresa come un’epopea. Abbiamo chiesto all’alpinista e Guida alpina austriaca qualche chiarimento: come mai, per esempio, non abbia deciso di tornare indietro come hanno fatto altri quel giorno. “Io non sono gli altri – ci ha risposto -, volevo vedere di persona quali erano le condizioni e dove potevo arrivare”.
“Una delle più impressionanti salite dell’alpinismo patagonico”. Questa la definizione di Rolando Garibotti, veterano della Patagonia che sul suo sito Pataclimb informa il mondo delle scalate che ogni anno si svolgono sulle pareti di queste celebri montagne. Quel giorno, spiega nel post che racconta per filo e per segno la salita di Markus Pucher, il tempo era così brutto che nessun altro si trovava nel massiccio del Torre. Ma l’austriaco sì: era lì a ripetere una salita già di per sé difficile da compiersi da soli, tanto che fino ad oggi conta solo 3 solitarie di cui due dello stesso Pucher.
La prima solitaria della via dei Ragni era stata fatta nel 2008 dallo svizzero Walter Hungerbuhler, che si era autoassicurato in due tiri. Nel gennaio 2013 Pucher era stato il primo a salire la via completamente slegato e in 3 ore e un quarto, partendo da 150 metri sotto il Colle della Speranza. Come mai allora tornare a ripetere l’impresa, per di più sotto la bufera?
“Non era il mio piano originale salire di nuovo quella via – ci ha spiegato -. Ho in mente altri due progetti in solitaria sul versante Ovest del Cerro Torre e della Torre Egger. Il tempo era davvero brutto, ho scalato la via dei Ragni in condizioni pessime. Ho salito la via sabato 27 dicembre: erano circa le 11 del mattino quando ho incontrato la cordata dei due alpinisti che scendeva dal Torre. Perché non ho deciso di tornare indietro anch’io? Sai, io non sono gli altri, volevo vedere di persona quali erano le condizioni”.
Pucher è partito da Filo Rosso, vale dal bivacco sul ghiacciaio, intorno alle 6 del mattino; alle 19 ha raggiunto la vetta del Torre, tornando al bivacco dopo 25 ore dalla partenza. La salita sotto la bufera è stata durissima, “molto difficile”, come lui stesso ha detto. Nonostante conoscesse bene la via, la scarsa visibilità gli ha creato più volte dubbi su dove procedere, soprattutto in discesa.
“Garibotti ha raccontato che ti sei fermato diverse volte a fumare una sigaretta per dare un senso di normalità al momento, quindi eri davvero in una situazione al limite…” – gli abbiamo chiesto. “No, non lo è stato mai, ma mi faceva sentire un po’ meglio, è bello prendersi delle pause e fare qualcos’altro”.
“Se ci sono stati momenti in cui ha pensato ‘è finita..’? Mai – ci ha risposto ancora Pucher sorridendo -, è sempre stato tutto nella ‘zona verde’, mi sono trovato diverse volte in quella situazione sull’Elmo nella mia vita. Questo è l’alpinismo…tutto è niente e niente è tutto”.
Dell’impresa dell’alpinista e Guida alpina austriaca si sta parlando molto nel mondo alpinistico, soprattutto sui social network, dove commenti di ammirazione si alternano alle critiche sui rischi. Lo stesso Pucher ha scritto della sua salita sulla sua pagina facebook, dove ha pubblicato anche le foto che riportiamo nell’articolo.
“Non c’era un meteo idoneo alla salita – racconta Pucher -, nevicava e il vento fischiava forte. Ma ho voluto vedere quanto sarei riuscito ad andare lontano, se sarei riuscito ad arrivare fino alla vetta (veramente difficile). Per me è stata un’esperienza incredibile, è stata una delle salite più difficili che abbia mai fatto. Non per chi è debole di cuore :-)”.
Info sulla salita su Pataclimb.com