Erbe edibili e di utilità: il Raponzolo montano

Con il nome “Raponzolo montano” vengono identificate normalmente alcune specie di Phyteuma fra le quali, e di queste ci occuperemo oggi, il Phyteuma orbiculare ed il Phyteuma nigrum, quest’ultimo addirittura nobilitato da almeno una sagra specifica sulle Alpi occidentali.

Phyteuma orbiculare.

Si tratta di una pianta perenne appartenente alla famiglia delle campanulacee che può raggiungere anche i 50cm di altezza;

è presente in quasi tutta Italia e cresce dal livello collinare fino a ben oltre i 2000Mt, il che rende questo bel fiore una risorsa potenzialmente spendibile in vari ambienti. Gradisce i pascoli ed i terreni mediamente umidi, si trova sovente anche nei boschi radi e nelle radure. Se c’è si fa notare, il suo colore spicca decisamente stagliandosi contro il verde del bosco.

Ha sia foglie basali (ovali/lanceolate) -che non ho fotografato- che cauline: si tratta di foglie a forma di cuore allungato,

dal margine dentellato in maniera più o meno evidente e sono poste in maniera alternata sullo stelo; vanno rimpicciolendosi via, via che si risale la pianta e spesso il fiore pare posto su uno stelo privo di foglie.

Il fiore, inconfondibile,

sembra quasi una scintilla azzurro/violacea, i petali cilindrici formano una sorta di “palloncino” o meglio di “gabbietta” sferica -da qui il nome orbiculare- davvero splendida.

Le radici sono a rizoma.

Phyteuma Nigrum.

Ovviamente rimanendo all’interno della specie Phyteuma anche il nigrum ha le medesime caratteristiche dell’orbiculare: pianta perenne, può superare i 50 Cm di altezza, arrivando anche intorno agli 80; come gli altri parenti di specie cresce quasi in tutta Italia dalla collina all’alta montagna.

L’areale è il medesimo dell’orbiculare, spesso si trovano vicini e assieme al Raponzolo della storia dei fratelli Grimm, che poi non è che un’elegante Campanula assai diffusa.

Anche con le foglie ci troviamo ad avere le medesime caratteristiche, solo quelle del Phyteuma nigrum sono leggermente più allungate.

Il fiore è differente dall’orbiculare,

infatti quello del nigrum ha si un colore praticamente identico ma un po’ più scuro, ha però una forma a pignetta poggiata su una raggiera di foglioline lanceolate.

Anche il nigrum, ovviamente, ha le radici a rizoma.

Descritte le piante passiamo al loro uso, nello specifico culinario.

I Phyteuma fanno parte di numerose tradizioni popolari regionali, da Nord a Sud, con predilezione là per le giovani foglie, là per le radici.

In Toscana mio nonno soleva raccogliere le radici che una volta ripulite consumava crude assieme a delle giovani foglie di cicoria selvatica il tutto condito con olio e sale.

In Piemonte, nelle valli di Lanzo, i Phyteuma vengono utilizzati per la zuppa di Ajucche, in questo caso non vengono toccate le radici ma le giovani foglie basali ed i germogli dei fiori, non mi spingo oltre nella ricetta perché non l’ho mai mangiata e riporto il dato solo per conoscenza.

Personalmente raccolgo le radici, non tanto per tributo alle abitudini avìte, quanto perché possono essere raccolte e consumate seduta stante anche senza condimento, il sapore è molto buono, dolce, dal vago sapore di Nocciola, solo la scorza certe volte può risultare un po’ coriacea, nel caso può essere rimossa abbastanza facilmente. Sono ricche di molti nutrienti, carboidrati, zuccheri, vitamina C, sali minerali, Acido gallico, Inulina, Flavonoidi.

La radice appena estratta, bella cicciotta.

Le radici hanno anche proprietà fitoterapiche, in infuso possono essere usate per trattare affezioni delle gengive e per le infiammazioni del cavo orale. Consumate come verdura aiutano a ridurre i gas intestinali, la digestione e la funzionalità intestinale.

La radice ripulita lama di coltello, poi consumata passeggiando per il bosco, a guisa di spuntino.

Non raccolgo mai le radici da troppi fiori di una stessa colonia per evitare di estinguerla; c’è da dire che come specie è assai diffusa ma la raccolta parsimoniosa deve sempre essere la regola e non l’eccezione, si tratti di piante rare o diffusissime.

ATTENZIONE

I Phyteuma, in certe zone, possono dividere l’areale con alcune specie tossiche e nonostante il rizoma sia facilmente riconoscibile sarà comunque buona pratica evitare la raccolta là dove convivessero assieme ad entità pericolose sia per il rischio di sbagliare radice qualora non fossimo assolutamente sicuri/e di ciò che stiamo raccogliendo, sia perché nel cestino delle radici “buone” potrebbe finire inavvertitamente anche solo un pezzo di una “cattiva”, con esiti non proprio augurabili.

Recentemente ho trovato alcuni Phyteuma nigrum nei pressi di certe piante di Veratro e pur essendo gli apparati radicali assai differenti ho preferito declinare la raccolta, d’altra parte, come detto, se la pianta è presente, non essendo rara, lo sarà in forze e quindi il rischio, anche remoto, non varrebbe la candela.

Buoni boschi!

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