«La vita si espone alle intemperie.
La strada è nera per il vagabondo.
Le stelle lo guidano, si dice.
Senza dubbio, ma verso quale riparo?»
Stig Dagerman
Alcuni anni fa, nel corso di una intervista, ad una celebre e non più giovane rockstar newyorkese fu domandato se non avesse paura a vivere in una metropoli così violenta. Stupito, il cantante rispose: no, nient’affatto. C’era nato e cresciuto in quella città, la conosceva, ci era abituato e sapeva tenerla a bada. Ciò che lo spaventava, semmai, era ben altro. Ad esempio, ricordava il panico che lo assalì in Svezia quando, fermo davanti a un semaforo rosso con il motore dell’auto acceso, si accorse di essere stato circondato dagli altri automobilisti scesi dalle loro vetture (rigorosamente spente). Intendevano tutti chiedergli conto del suo comportamento perché in Svezia, davanti al semaforo rosso, bisogna spegnere il motore della macchina; altrimenti sono guai. «Ecco — disse la rockstar — quello mi terrorizza! La violenza, no».
Pare proprio che la Svezia abbia fornito un altro notevole esempio di come l’ordine civile sia assai più terrorizzante del disordine più incivile. Alla fine di gennaio l’inaugurazione della nuova sede di una ditta chiamata Epicenter, a Stoccolma, è salita alla ribalta delle cronache internazionali per la decisione «volontaria» presa da molti suoi dipendenti: farsi impiantare il microchip RFID nella mano, cosa che permetterà loro di muoversi all’interno dell’edificio senza l’impaccio di noiosi cartellini di riconoscimento. Per la cronaca Epicenter è un «incubatore» di imprese che vogliono operare nel campo della tecnologia e dell’innovazione digitale.
L’implementazione collettiva è stata uno dei momenti più eccitanti della festa di inaugurazione. Persino l’amministratore delegato della ditta ha dato il buon esempio, facendosi impiantare il microchip grande come un chicco di riso sotto il flash dei fotografi e delle telecamere. Sorridente, attempato ma giovanile, in giacca e camicia, senza cravatta, si è messo seduto davanti al giovane tatuatore incaricato, testa mezza rasata, il corpo ricoperto da disegni colorati e con un enorme piercing all’orecchio. La Svezia, che paese… alla mano?
Il compito di gestire tecnicamente l’intera operazione è stato affidato ad un collettivo di bio-hacker, Manniskaplus, transumanisti desiderosi di cambiare corpo e mente attraverso la tecnologia, che da tempo sono dediti a fornire agli esseri umani più sbadati i propri dati anagrafici in formato digitale. Sul manifesto affisso per ricordare la straordinaria possibilità offerta, invitavano i presenti a «migliorare il cervello» recandosi al «bodyhacker lab», dove avrebbero potuto «aggiornare se stessi», così come si fa con il programma di un computer.
Beh? Perché fate quella faccia? Cosa c’è di strano? Il microchip mica serve a controllare i dipendenti, serve per aiutarli! Tanto è vero che se l’è messo pure il boss! Smettetela di pensare sempre male, di essere così out-of-date! Siete solo invidiosi per esservi persa una festa proprio cool!
Se proprio volete lamentarvi, prendetevela piuttosto con ladruncoli o prostitute, che tanto mettono in pericolo e degradano la nostra vita…
[8/2/15]