Autocostruzione: Fodero finnico in “pelle d’Oliva” – primo prototipo

Chi segue il blog da tempo sa che non utilizzo prodotti animali, sia per quanto riguarda l’alimentazione, sia per quanto riguarda le attrezzature, quindi niente pelle, che si tratti di scarponi, tasche, cinghie foderi, e proprio di questi ultimi andrò ora a parlare.

In passato ho realizzato varie coperture per le mie lame, accette e coltelli, partendo da materiali come il legno, con il quale ho realizzato un fodero per il mio fido Mora classic, ed il cotone spesso con il quale ho realizzato, in concerto con un para-lama in legno, la copertura per un’ascia barbuta.

Da tempo però mi solleticava l’idea di trovare dei materiali alternativi alla pelle che però mi permettessero di realizzare foderi dall’estetica classica ma costruiti senza l’utilizzo di derivati animali.

Primo dato: le mie ricerche riguardo all’eventuale esistenza di foderi in -chiamiamola così per comodità- simil-pelle non hanno dato esiti, pare che nessuno abbia avuto l’idea o la voglia di realizzarne, forse per aderenza alla tradizione, sicuramente perché la richiesta di tali prodotti da parte della comunità boschiva non ne giustifica la produzione, probabilmente per la difficoltà di reperire materiali adatti all’uopo, i motivi possono essere molti e i più varii, fatto sta che non si trovano foderi dall’aspetto classico che non prevedano pelli d’animale.

Qualche tempo fa ho quindi cominciato ad accarezzare l’idea di sperimentare, qualora fossero esistite, alternative alla pelle che mi permettessero di autoprodurre foderi, ma anche taschine porta-oggetti; effettivamente la “Pelle PU” ovvero sintetica, derivata dal petrolio, sarebbe stata semplice da trovare, utilizzo già degli scarponi realizzati in questo materiale (ne parlerò più avanti su queste pagine) ed i cui pezzi -ad esempio- provenienti da un vecchio paio in disuso, ho utilizzato per realizzare il fodero della mia piccola Prandi Segurin (anche di questa parlerò in futuro), ma questa soluzione sarebbe stata obtorto collo, poiché un derivato del petrolio non rientra propriamente nella mia visione -diciamo così- etico/ambientale; scartata quindi questa opzione e procedendo nelle ricerche ho scoperto con sorpresa che già da tempo esistono materiali alternativi alla pelle realizzati dallo scarto di lavorazione di vari vegetali come Ananas, Mela ed Oliva, ma saranno adatti allo scopo che mi sono prefisso, i foderi? Ho deciso quindi di iniziare a sperimentare, ed eccoci qua…

Ho acquistato alcuni pezzi di Oleatex, una non-pelle realizzata dallo scarto di lavorazione delle olive, ne esistono varie tipologie in vari spessori -e lo spessore è il primo problema che ho incontrato, ma ci arriverò- e varie consistenze pensate a seconda della destinazione d’uso, dal vestiario alle borse, sino alle scarpe.

Nell’acquisto ho fatto un errore, infatti uno dei due pezzi campione che ho preso è risultato assai fino per i miei scopi, colpa mia visto che nell’ordine ho badato solo al colore ed alla texture della superficie senza far caso allo spessore dichiarato ma poco male, so arrangiarmi, e proprio da questo foglio A4 di materiale sono partito per realizzare il fodero che andremo a vedere in questo articolo.

Prima di illustrare le fasi realizzative vere e proprie due parole generali su queste simil-pelle:

Si tratta di alternative vegetali alla pelle animale realizzate a partire dagli scarti di lavorazione dell’industria olearia, quasi totalmente vegetali, raggiungono infatti una percentuale di derivato d’oliva che può andare dal 75 al 95% (il resto è ancora purtroppo materiale plastico), la casa di produzione dichiara poi di voler arrivare al 100% nel breve periodo.

REALIZZAZIONE DEL FODERO

Trattandosi di un fodero per il mio Mora Classic ho optato per una tipologia nord-europea, un classico modello da Puukko, i materiali previsti sono il legno e la Pelle d’Oliva.

IL LEGNO

Per prima cosa, su un pezzo di compensato spesso, ho riportato la forma della lama del Mora traccandola a lapis, ho poi aggiunto uno spessore aggiuntivo che sarà poi la linea di taglio che seguirò per realizzare le due guance della copertura lignea.

Tagliati i due pezzi su uno ho scavato lo scasso della lama, solo su una faccia, così da avere soltanto un incavo sul quale lavorare in modo da rendere più agevole la realizzazione di un pertugio assai aderente alla lama.

Una volta trovata la giusta aderenza ho poi incollato i due pezzi di legno utilizzando della semplice colla vinilica ed ho lasciato asciugare per una nottata.

Una volta terminata l’asciugatura e valutata la vestibilità sulla lama ho scartavetrato il pezzo sino a giungere ad uno spessore ed una forma che mi aggradassero, badando bene di non lasciare spigoli troppo vivi.

LA PELLE D’OLIVA (PDO, di qui in avanti userò questo acronimo)

Come detto il progetto è partito col vizio di forma dello spessore della PDO, ho quindi pensato di laminarla tramite incollatura, ma che colla usare? Dall’assistenza dell’azienda non ho avuto risposta, il progetto era in corso e non avevo voglia di perdere tempo ho quindi provato ad utilizzare il vinavil, non volevo utilizzare colle con solventi troppo aggressivi che -chissà- avrebbero potuto rovinare il materiale, ho quindi proceduto a spalmare la colla su metà del lato telato della PDO per poi piegarla su sé stessa in modo da avere i due lati del materiale simil-pelle a vista.

L’incollatura, dopo varie ore di riposo, non ha avuto alcun esito, come se non fosse stato applicato nulla, che fare dunque? Avendo notato che le due parti telate avevano comunque una certa aderenza fra loro, ho deciso di cucire uno dei lati corti del pezzo ripiegato su sé, tutto qui, poi la cucitura sarebbe stata una sorta di decorazione sul bordo dell’imboccatura del fodero, ho quindi optato per l’utilizzo di un filo di cotone spesso color ocra ed un ago da pelle.

Una volta ricavato il mio pezzo di materiale ho iniziato le fasi di cucitura del fodero vero e proprio da prima strizzando nella PDO l’anima in legno e parte del manico del mora, per poi tenere tutto in posizione con delle pinze in plastica, ho poi iniziato la cucitura utilizzando il cucitore manuale ed un filo molto spesso di cotone cerato nero.

Inaspettatamente La PDO ha resistito bene alle fasi di foratura e di tensionamento delle cuciture senza lesionarsi o tagliarsi ed in pochi minuti il fodero è praticamente finito, linea pulita e, nonostante la mia cucitura storta, ma è la prima volta che mi imbarco in un progetto simile, piacevole. Sagomo il retro del fodero tagliando il surplus di materiale sopra la cucitura, lasciando un’alettona dove ricaverò il sistema di porto.

Il coltello si inserisce bene, la ritenzione è ottima ma mh, il colletto è un po’ troppo morbido, ho paura che col tempo perda la forma, che fare? Intanto mi risolvo a provare a ricamare una decorazione sul fronte del fodero con risultati terribili, son stato presuntuoso e ho inficiato la linea pulita del lavoro, pazienza, tingerò il filo ocra usato di marrone in modo da limitare il fastidio visivo portato dal groviglio di filo senza senso.

Rimane il problema colletto, decido quindi di provare ad inserire un sottile strato di corteccia di Betulla all’interno dello stesso, in modo da donare rigiditĂ , il problema è che avendolo cucito assai aderente non c’è praticamente spazio al suo interno per infilare niente, e l’elasticitĂ  della PDO è praticamente nulla…insisto, riduco lo spessore della corteccia di Betulla, un materiale fantastico, ma nisba, opto quindi per usarne solo una piccola striscia per garantire la forma dell’imboccco del fodero e boh, servirĂ ? Il coltello si inserirĂ ? Cucio quindi con il filo ocra questo spessorino all’interno del colletto.

La prova del nove, il coltello entrerĂ ? A fatica…va premuto, il colletto è comunque morbido anche se corteccia e “ricamo” gli danno struttura. Decido di far riposare tutto una notte, poi vedremo il da farsi, sono soddisfatto a metĂ , ungo con olio di lino per lavorare sull’impermeabilitĂ  , non so se questa PDO sia idrorepellente.

La mattina dopo estraggo il coltello dal fodero e sorpresa, pare che il tutto sia piĂą rigido, che sia stato l’olio? Boh, vai a sapere…oltretutto ora il coltello si inserisce ed estrae facilmente e le capacitĂ  di ritenzione del fodero non sono cambiate, che sorpresa!

Il fodero c’è, ora devo aggiungere qualcosa che mi permetta di appenderlo alla cintura che non porto, viva le bretelle!.

Dopo aver bordato l’alettone posteriore del fodero con il solito filo Ocra, realizzo un’incisione verticale nella quale passo poi un doppio avvolgimento di una striscia di PDO al cui interno ho, momentaneamente, passato un anello metallico, di quelli che si usano per i portachiavi e questo perché il foderò andrà sospeso ad una treccia di Paracord che porto attaccata fra i passanti dei pantaloni. Fodero terminato definitivamente.

Qui si intravedono sia il supporto di corteccia di Betulla sul colletto, sia l’anima del fodero in legno, dove si inserisce la lama.

CONSIDERAZIONI FINALI

Essendo questo il primo lavoro che realizzo con questa PDO non posso che ritenermi soddisfatto nonostante questa tipologia di fodero non sia forse nelle mie corde (…e ci abbia messo del mio per rovinarlo, di fatto è brutto). O forse devo solo farci l’abitudine; ho ancora del materiale d’avanzo ed un Mora gemello, proverò a realizzare un altro fodero facendo tesoro dell’esperienza di questo primo progetto, ho giĂ  qualche idea su come migliorare il tutto. Vedremo ora sul campo come si comporterĂ  questa realizzazione.

UN PENSIERO SU QUESTA PDO

Pregi:

Non è pelle animale, e questo va da se è un pregio…detto ciò pare piuttosto resistente, ha una resistenza meccanica all’allungamento notevole, non credevo che fosse così indeformabile, oltretutto ha un altrettanto notevole resistenza ai graffi e tutto ciò mi fa pensare che il fodero possa essere duraturo.

Difetti:

Lo spessore esiguo di questo modello di PDO, che comunque arriva al massimo ad 1,5mm in altri modelli, e la sua morbidezza, la rendono difficilmente lavorabile se si volesse raggiungere una modellabilitĂ  simile alla pelle, non sono riuscito a capire come realizzare delle groffature e delle decorazioni impresse, ma ci sto lavorando.

Dubbi:

In primis la resistenza e la durabilità, ma questo lo scoprirò a breve riguardo il primo punto, e per il secondo saranno il tempo e l’uso a decretarne successo o fallimento.

Non ho idea dell’eventuale resistenza all’acqua di questa PDO, ho optato quindi per un trattamento all’olio di Lino, ma questo è un problema relativo e superabile.

Questo è il primo di tre foderi che realizzerò con la PDO, il prossimo sarà sempre per un Mora e utilizzerò il materiale residuo che ho impiegato per la realizzazione di questo primo prototipo, poi verrà il momento del fodero per l’Esee4 rimanicato, sarà differente nella forma e nella PDO utilizzata. Le sperimentazioni riguardo ai materiali alternativi non si fermeranno però alla PDO, ci son varie idee in ballo. Questo per ora è quanto, alla prossima.

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