Attrezzature boschive: il cappello

Con questo articolo inauguro una serie di testi sull’attrezzatura e l’abbigliamento boschivo ma saranno scritti particolari che prenderanno in esame per la maggior parte prodotti “poveri”, saranno quindi esclusi materiali super tecnici a vantaggio di fibre naturali, legno, ecc…, ne nasceranno quindi considerazioni demodé ma non necessariamente avverse alle novità tecniche che negli anni hanno investito l’ambito escursionistico e d’avventura ma bensì dovrebbero servire a ricordare che non è l’ultimo ritrovato tecnico che vi permetterà di cavarvela al meglio nelle situazioni che vi si pongono innanzi ma piuttosto la capacità tecnica individuale e l’esperienza che faranno sì di riuscire a valorizzare ed utilizzare al meglio ciò che si ha a disposizione.

Il cappello

Probabilmente se ci mettessimo a spulciare i forum ci renderemmo conto che la maggior parte delle recensioni e delle richieste vertano su coltelli, a seguire tende, qualche zaino e a scalare su altri pezzi più o meno importanti di equipaggiamento.

Eppure ci sono dei particolari spesso poco valutati che che possono far la differenza tra un’uscita in pieno comfort ed una da dimenticare.
Capita spesso, in ogni stagione, di incontrare escursionisti attrezzati di tutto punto con marche costose, colori sgargianti, dotazioni che nemmeno durante un trekking patagonico e…a capo scoperto!

L’uso del cappello è spesso sottovalutato, soprattutto in estate, spesso sostituito da visiere o cose simili, come se il suo utilizzo fosse strettamente estetico o di evitare d’essere abbagliati dal sole, mentre invece in ogni stagione il cappello giusto può fare la differenza.

Ma a cosa serve il cappello? Andiamo a vedere quali sono le sue peculiarità.

Per comodità e conoscenza parlerò dei cappelli che utilizzo nelle zone di mia competenza, ovviamente ogni area avrà le sue caratteristiche e spesso un tipo di copricapo dedicato.

Perché il cappello sarebbe importante?

Se in estate il suo uso risulta più evidente aiutandoci a riparare dal sole, è necessario sottolineare come il suo utilizzo possa fare la differenza, durante una giornata calda ed esposta, tra un’escursione accaldata che può esporci ad un pericoloso colpo di sole ed un’uscita magari faticosa ma al riparo dai citati pericoli.

Nella stagione estiva il cappello può essere bagnato – se abbiamo abbastanza acqua a disposizione, ovviamente – e affidandoci alle leggi della termodinamica sfrutteremo così il raffreddamento per convezione, sistema usato sia dai trapper ammerigani (scatolotto da usare come refrigeratore inserito in un involucro di lana, bagnato e posto esposto al sole e se c’è al vento) che dai nostri nonni (il fiasco impagliato aveva anche l’utilizzo di “thermos”). In pratica l’evaporazione dell’acqua dal cappello bagnato creera una depressione fresca al suo interno attraverso uno scambio termico, aiutando la termoregolazione della testa e quindi del corpo. Come possiamo facilmente intuire in giornate come queste che stiamo vivendo un cappello potrebbe fare davvero la differenza fra un’escursione piacevole e qualche grave problema fisico.

Ma l’utilità di un buon cappellino con visiera non finisce qui, infatti soprattutto se si praticano escursioni fuori sentiero questa sarà utilissima come “paraurti” contro qualche ramo imprevisto all’altezza della faccia ed il resto della copertura eviterà che i capelli si impiglino in rovi o rametti.

Il cappellino potrà essere utilizzato per raccogliere acqua o come trasportino di funghi, ghiande, piccoli frutti, ecc… , se ha il buco dietro (quello della fascetta di regolazione) potremo legarlo ad un alberello con un cordino ed ecco una comoda taschina porta oggetti, potrà essere uno scacciainsetti, e sempre contro questi fastidiosi compagni di avventura una sorta di zanzariera se calata la visiera sul volto durante il riposo. Qualche volta mi è capitato anche di usarlo come primo filtro per l’acqua. Insomma, viva il cappello.

Durante la pioggia sarà utile per quelli come me che portano occhiali, per evitare almeno in parte quelle fastidiose e potenzialmente pericolose goccette sulle lenti, nonché che l’acqua coli direttamente sul viso durante un temporale rendendo difficoltosa, oltre che scomoda, la visione.

In inverno però la sua utilità può essere ancora maggiore. Come si sa uno dei punti di maggior dispersione di calore è proprio la testa, quindi senza un buon cappello, anche se avessimo il miglior abbigliamento possibile, la temperatura corporea tenderebbe comunque a scendere velocemente, rendendo difficile la nostra termoregolazione ed esponendoci ad una potenziale ipotermia, quindi un copri capo è d’obbligo.

Generalmente In questa stagione molti utilizzano la classica papalina o cuffia, utilissima, ma io preferisco ed utilizzo sovente un cappello da boscaiolo norvegese, che non è altro che un cappello praticamente identico a quello delle truppe alpine tedesche, quindi classico cappellino con visiera a testa piatta e copriorecchie ripiegabile.

Questo tipo di cappello in feltro di lana e leggera imbottitura ha un uso molto flessibile a seconda del tipo di temperatura affrontata, con il copriorecchie alzato è ottimo nelle giornate fredde e non scalda troppo, mentre la sera o quando è molto freddo il copriorecchie (che poi è anche coprinuca) garantisce un isolamento ottimale. Purtroppo questa conformazione è leggermente scomoda per gli occhialuti, perché il cappello tende a stare più inclinato in avanti e potrebbe forzare sulla montatura creando fastidi – comunque compensati dal comfort – sul naso.

Come in estate per la pioggia in inverno la visiera ci aiuterà durante una nevicata ad evitare troppa neve negli occhi o che le lenti degli occhiali si foderino scomodamente di bianco. Ovviamente anche in questa stagione varranno tutti i vantaggi boschivi descritti per la versione estiva, tranne il giochetto per convezione ovviamente. Durante il bivacco se calarsi la visiera sul volto in estate aiuta con gli insetti in inverno servirà per sfruttare il calore del fiato e mantenere caldi naso e faccia.

Ma che copri capo utilizzo solitamente? Tendenzialmente tre, vediamo i pro ed i contro di tutti.

In estate uso sovente il classico cappellino con visiera, facile da regolare, comodo e che offre una discreta ombreggiatura sugli occhi, i pregi maggiori sono quelli già esposti nell’articolo, di contro questo tipo di cappello non offre protezione dai raggi solari su spalle e collo per cui utilizzo questo modello soprattutto nel bosco o nelle giornate di sole medio.

Nelle giornate di sole importante utilizzo un cappello ad ala medio/larga in cotone indeformabile, questo tipo di cappello offre -rispetto al cappellino- una protezione ben maggiore dai raggi solari sia sugli occhi che su spalle e collo, cosa importante se si attraversano molte zone esposte, in più è facilmente riponibile potendo essere piegato e maltrattato in ogni modo poiché riprenderà sempre la sua forma; i limiti di questo copri capo risiedono soprattutto nell’ala morbida che proteggerà meno di una visiera rigida dagli urti contro i rami.

Il fido cappello da boscaiolo mi accompagna da varii inverni e stento a trovargli dei difetti, è caldo, versatile, certo non è regolabile e questo vuol dire che nella scelta della misura (vale anche per il cappello ad ala) dovremo valutare sia le dilatazioni ed i restringimenti delle fibre dovuti ad umidità e secco, sia la nostra capigliatura. Come detto il “difetto” maggiore di questo cappello si riscontra se si portano gli occhiali, oltretutto il para orecchie -come è ovvio- inibirà in parte il nostro udito.

Sembrano tutte nozioni scontate, ma “repetita iuvant”, quindi che sia caldo o freddo, soleggiato o piovoso, mai senza il nostro fido cappello!

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